Cronaca giudiziaria

"Cospito rimarrà al 41-bis". La Cassazione respinge il suo ricorso

La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso dell'ex anarchico contro la decisione del tribunale di Sorveglianza di Roma di confermare carcere duro nei suoi confronti

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Alfredo Cospito rimarrà al 41-bis. La Cassazione ha dichiarato infatti inammissibile l'istanza presentata dai difensori dell'anarchico pescarese contro la decisione del tribunale di Sorveglianza di Roma di confermare il regime di carcere duro nei suoi confronti. L'ex militante - lo ricordiamo - è in carcere per aver gambizzato nel 2012 l’Ad di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi, e per aver fatto esplodere due ordigni a basso potenzuale davanti una caserma dei carabinieri di Cuneo nel 2006.

Nel corso dell'udienza di ieri, il procuratore generale della Cassazione si era espresso per il "no" al ricorso presentato dall'avvocato di Cospito, Flavio Rossi Albertini, che oggi ha reso nota la decisione della Suprema Corte. Alla base del recente ricorso c'era la decisione del tribunale di Sorveglianza di Roma che aveva confermato il 41bis per il detenuto e la scelta del ministro Carlo Nordio di non dare seguito alla richiesta della difesa. La nuova decisione dei giudici della Cassazione su Cospito è arrivata dopo che anche l’ufficio del procuratore generale aveva sollecitato di respingere l'istanza dei difensori del leader anarchico.

Cospito è il primo caso di un anarchico al 41-bis, disposizione introdotta nell'ordinamento penitenziario italiano con una legge nel 1986, in funzione di lotta e contrasto alle mafie. Al riguardo, lo scorso ottobre il tribunale di Sorveglianza di Roma aveva respinto la richiesta di interruzione del carcere duro a motivo della "estrema pericolosità" sociale attribuita al detenuto pescarese. I giudici, motivando le loro ragioni, avevano infatti dichiarato che Cospito "è un soggetto che ha dimostrato particolare determinazione e per questo viene rispettato dai suoi sodali. Qualsiasi strategia programmatica degli obiettivi da colpire, in un ambito associativo che propugna espressamente il metodo della lotta armata o l’avallo di azioni violente sono considerati nel suo contesto eversivo autorevoli ed insindacabili".

Già in passato, all'attenzione dei magistrati erano finiti anche alcuni scambi epistolari che l'ex anarchico aveva intrattenuto quando già si trovava in carcere. I giudici di Torino avevano dunque ritenuto che, attraverso quei carteggi, Cospito potesse mantenere legami con l'organizzazione di riferimento.

Contro il 41-bis e l'ergastolo ostativo, l’anarchico aveva iniziato uno sciopero della fame durato sei mesi e accompagnato parallelamente da accese manifestazioni di piazza promosse da anarchici e militanti dell'ultrasinistra.

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