Cronaca giudiziaria

Il duplice infanticidio e l'allarme in ritardo. Per Monia Bortolotti lo stesso psichiatra della Pifferi

La 27enne di Pedrengo si trova in carcere con l'accusa di aver ucciso, in momenti diversi, i due figlioletti di 4 e 2 mesi. La giovane mamma avrebbe allertato i soccorsi per il secondogenito con 20 minuti di ritardo

Il duplice infanticidio e l'allarme in ritardo. Per Monia Bortolotti lo stesso psichiatra della Pifferi

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Il duplice infanticidio e l'allarme in ritardo. Per Monia Bortolotti lo stesso psichiatra della Pifferi

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Monia Bortolotti, la mamma di Pedrengo accusata di aver ucciso i due figlioletti di 4 e 2 mesi, Alice e Mattia, avrebbe allertato i soccorsi con 15/20 minuti di ritardo - scrive il Corriere.it - per il secondogenito. È quanto emerge dal referto che i medici dell'ospedale Papa Giovanni XVIII, dove il bimbo era stato ricoverato per un mese a seguito di un problema respiratorio, consegnarono agli investigatori dopo il decesso del neonato. Un dettaglio che potrebbe aggravare la posizione della 27enne detenuta in carcere con l'accusa di duplice infanticidio. Molto dipenderà anche dall'esito della perizia psichiatrica chiesta dal pm Maria Esposito e affidata a Elvezio Pirfo, l'esperto nominato nel processo a carico di Alessia Pifferi.

Il dispositivo per controllare il cuoricino del bimbo

Il 14 settembre 2022, a soli 20 giorni dalla nascita, il piccolo Mattia fu portato in ospedale cianotico. Sulla scorta del tragico precedente della sorellina Alice, morta il 15 novembre 2021, i medici decisero di impiantare al bimbo un dispositivo sottocutaneo in grado di registrare la sua attività cardiaca. Il piccolo, che non aveva problemi di salute né difetti congeniti, fu dimesso il 17 ottobre 2022. Cinque giorni dopo, il 25 ottobre 2022, Mattia morì e i medici consegnaro ai carabinieri del Nucleo investigativo di Bergamo, che indagano sulla vicenda, il reseconto dei suoi ultimi battiti.

Gli orari dei battiti

Dal referto medico sarebbe emerso un presunto ritardo - circa 20 minuti - tra l'ora del decesso e la chiamata ai soccorsi di Monia Bortolotti. Circostanza che rappresenterebbe un grave indizio di colpevolezza nei confronti della 27enne sia per il gip Federica Gaudino che per il tribunale del Riesame a cui l'avvocato Luca Bosisio, legale della donna, aveva chiesto l'annullamento dell'ordinanza di custodia cautelare. L'istanza era stata poi rigettata ritenendo i giudici che per l'indagata ci fosse il pericolo di reiterazione del reato.

La perizia psichiatrica

Davanti al Riesame l'avvocato Bosisio ha contestato l'utilizzabilità delle intercettazioni, mettendo in discussione la sussitenza dei gravi indizi di colpevolezza a carico dell'assitita. L'obiettivo del difensore, che ha fatto ricorso in Cassazione contro la decisione dei giudici bresciani, è quello di provare a ottenere una misura meno afflittiva per la 27enne. Come, ad esempio, i domiciliari a casa del padre adottivo. In tal senso sarà fondamentale l'esito della perizia psichiatrica, che sarà discussa in incidente probatorio il prossimo 9 maggio. La donna sarà periziata in carcere dai medici Patrizia De Rosa ed Elvezio Pirfo. Quest'ultimo già noto alle cronoche per il caso di Alessia Pifferi, la 37enne ora a processo con l'accusa di aver fatto morire di stenti la figlioletta.

La versione di Monia Bortolotti

Quando il piccolo Mattia morì era da solo in casa con la mamma. Bortolotti sostiene, come ha raccontato anche negli sfoghi affidati ai social dopo l'avvio delle indagini, di essersi addormentata con accanto al figlioletto e di averlo schiacciato involontariamente col peso del suo corpo. Una morte accidentale, a suo dire, avvenuta in circostanze analoghe a quella della primogenita Alice. Per gli investigatori, invece, la bimba di soli 4 mesi sarebbe stata soffocata con dei cuscini. La piccina era stata riesumata a inizio 2023, ma l'autopsia non era stata in grado di accertare le cause del decesso.

Secondo chi indaga, alla base del duplice infanticidio ci sarebbe l'insofferenza al pianto dei figlioletti.

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