Cronaca giudiziaria

"La Mare Jonio? Falsa ricostruzione". La Ong di Casarini cerca l'assist delle toghe

Forti del precedente per la sospensione del provvedimento di fermo per la nave Sea Watch del tribunale di Ragusa, da Mare Jonio hanno presentato ricorso presso lo stesso tribunale

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Come da copione, è arrivato il ricorso contro il fermo della nave Ong Mare Jonio. Il comandante e l'armatore, assistiti dagli avvocati Lucia Gennari, Giulia Crescini e Cristina Cecchini, hanno presentato il ricorso urgente al Tribunale Civile di Ragusa contro l'applicazione della sanzione di 10mila euro e del fermo amministrativo della nave per 20 giorni con l'accusa di aver violato il decreto Piantedosi. Dalla cancelleria è già arrivata l'iscrizione al ruolo ed è stato assegnato un giudice. Il tribunale di Ragusa è lo stesso che appena pochi giorni fa ha deciso per la "liberazione" della nave Sea-Watch con provvedimento di sospensione.

L'organizzazione Mediterranea Saving Humans, che gestisce la nave Mare Jonio, di cui Luca Casarini è capo missione, con una nota ha denunciato "la falsa ricostruzione dei fatti che è stata proposta da sedicenti autorità libiche e chiede che la Mare Jonio sia al più presto liberata dagli effetti del decreto Piantedosi". L'organizzazione non governativa ha deciso di muoversi su un doppio binario, che oltre al ricorso presso il tribunale amministrativo italiano prevede anche il tentativo di una causa in ordine penale contro le autorità libiche.

Il ricorso, si legge nella nota, è contro "la cosiddetta guardia costiera libica e i miliziani che si trovavano a bordo della motovedetta 658 Fezzan, e che hanno aperto il fuoco contro soccorritori e naufraghi nel tentativo di impedire le operazioni di soccorso, condotte in acque internazionali a quasi 100 miglia dalla costa libica". Nel frattempo, la squadra mobile di Ragusa ha fermato lo scafista che avrebbe condotto l'imbarcazione recuperata dalla Mare Jonio: si tratta di un cittadino egiziano che si trova ora in carcere.

Le organizzazioni non governative che gestiscono le navi dei migranti che operano nel Mediterraneo centrale hanno acquisito la strategia migliore per ottenere la "liberazione" delle loro imbarcazioni. Tramite il procedimento di urgenza, infatti, si ottiene solamente una sospensione dei provvedimenti, e non dell'annullamento, che avviene "inaudita altera parti", ossia senza che venga sentita la parte opposta. Il giudice decide di agire con una sospensiva visti i tempi stretti del provvedimento ma è necessario che successivamente avvenga un'udienza, tramite la quale il provvedimento può essere annullato o confermato. Al momento, sono stati solo 3 su 16 i ricorsi accolti e nessuno di questi è arrivato all'annullamento.

Probabilmente, Mare Jonio è convinta di ottenere la liberazione prima del termine, che solitamente avviene a uno due giorni dalla scadenza naturale, sulla base del precedente con la Sea-Watch nello stesso tribunale.

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