Cronaca giudiziaria

“La madre di Saman era in casa”. Ecco perché crolla la speranza dell'arresto

Il padre di Saman Abbas ha dichiarato che sua moglie era in casa quando lo arrestarono in Pakistan. Saranno riascoltati il fratello e il fidanzato della giovane

Tribunale di Reggio Emilia, udienza caso Saman Abbas. Il padre è oscurato perché non vuole essere ripreso
Tribunale di Reggio Emilia, udienza caso Saman Abbas. Il padre è oscurato perché non vuole essere ripreso
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Quella di oggi è forse l’udienza finora più sorprendente in relazione all’omicidio di Saman Abbas. Non solo perché per la prima volta c’è in aula il padre, estradato da pochi giorni, ma soprattutto perché stanno emergendo nuovi dettagli e nuove prospettive. Una su tutte: dopo le dichiarazioni di Shabbar Abbas, è davvero molto remota la possibilità che la moglie di questi sia arrestata ed estradata per affrontare il processo in Italia.

Saman Abbas scomparve da Novellara la notte tra il 30 aprile e l’1 maggio 2021. Quella notte fu uccisa e il suo corpo fu occultato in un casolare abbandonato a poche centinaia di metri da casa. Per il suo sequestro, l’omicidio e l’occultamento di cadavere sono stati rinviati a giudizio il padre Shabbar Abbas, la madre Nazia Shaheen ufficialmente latitante, lo zio Danish Hasnain, i cugini Ikram Ijaz e Noumanoulaq Noumanoulaq.

Il racconto di Shabbar

Gli avvocati di Shabbar Abbas, Enrico Della Capanna e Simone Servillo, hanno riportato alla stampa le parole del loro assistito, oggi per la prima volta in tribunale a Reggio Emilia. L’uomo afferma che il viaggio in Pakistan, a ridosso della scomparsa della figlia, sarebbe stato programmato. Tuttavia questo non spiega come mai non sia tornato, come aveva affermato ai datori di lavoro, cui aveva promesso il rientro di lì a un mese, anche per spiegare la propria posizione ai carabinieri.

Ero in Pakistan con mia moglie, siamo partiti insieme - avrebbe detto Shabbar - ma non è vero che non avevo programmato il ritorno in Italia. Quando si è presentata la polizia a casa, io ero fuori, in un campo, mia moglie all'interno. Sono stato arrestato, portato in carcere e da quel momento non ho più avuto alcun rapporto né con mia moglie, né con nessun altro familiare, non ho più potuto parlare con nessuno”.

Gli inquirenti italiani hanno ipotizzato un delitto d’onore, che da alcuni anni è un reato anche in Pakistan. Ma l’opinione pubblica è sempre stata orientata a ritenere poco probabile che il Pakistan avrebbe estradato una donna, una casalinga, per questo reato. E se il racconto di Shabbar Abbas fosse vero, significherebbe che Nazia Shaheen non sarà giudicata per i reati per cui è accusata in Italia, né lo sarà in Pakistan.

Le testimonianze

Nonostante le richieste di non riascoltare Saqib Ayub e Ali Haider, rispettivamente fidanzato e fratello di Saman Abbas, le loro testimonianze saranno risentite in tribunale. Barbara Iannuccelli, legale di Ayub, ha dichiarato: “Saqib è in attesa di raccontare la sua verità ma è un ragazzino di 20 anni che ha conosciuto Saman su TikTok. La sua vita è cambiata tantissimo, perché alla sua età si è ritrovato l'angoscia e il peso addosso di una ragazza che si voleva sposare con tutto l'ardore di un ventenne e che adesso non c'è più. Anzi, lui non credeva minimamente che fosse sotto due metri di terra. Lui fino all'ultimo sperava che fosse solo scomparsa”.

Per quanto riguarda il fratellino di Saman Abbas, è stata ascoltata l’assistente sociale che lo ha seguito nella comunità protetta: “Ali Haider era arrabbiato per la diffusione di notizie a suo dire non veritiere, che indicavano la madre come responsabile, secondo lui, al contrario, un'altra vittima”. E ancora: “Ali Haider continuava a messaggiare coi genitori, avevamo chiesto che questi ‘colloqui’ potessero avvenire attraverso mediatori perché il ragazzo ci aveva detto che questi contatti erano per lui negativi e insistenti. È stato fatto su di lui un lavoro sulla gestione della rabbia. Ma gli episodi di collera erano tutti collegati a notizie relative al processo”.

La posizione di Shabbar

Non solo Shabbar Abbas sostiene di aver programmato il viaggio in Pakistan ben prima della scomparsa della figlia, ma anche di essere completamente all’oscuro di cosa le sia accaduto. I suoi legali hanno chiarito: “Shabbar non si spiega come sia stata uccisa la figlia, non sa chi l'ha uccisa, non sa dove né quando, prende atto però di una circostanza di fatto inconfutabile: il corpo di sua figlia purtroppo è stato ritrovato in un casolare non distante dalla loro abitazione, e prende atto di quello che ha dichiarato il fratello, vale a dire che lui non solo sapeva dove si trovava il cadavere della povera Saman, ma sapeva anche chi aveva costruito il sepolcro e chi c'è l'aveva riposta. Sono circostanze indubbiamente oggettive rispetto alle quali chiunque si porrebbe dei dubbi. Ma ripeto, in questo momento, Shabbar Abbas non ha non solo certezze, ma neanche ipotesi e di questo poi parleremo nel corso di questo processo”.

Lapidaria la legale Iannuccelli, che ha parlato all’Adnkronos anche dell'auspicata perizia sui filmati di videsorveglianza per capire se Shabbar Abbas abbia in mano o no lo zainetto bianco della figlia: “Sono passati due anni e mezzo da quando Saman è stata uccisa il 30 aprile 2021. Un papà con la P maiuscola, come si definisce lui, così disperato, non sarebbe partito, oppure sarebbe tornato, i genitori avrebbero cercato la figlia. Nessuno ha fatto niente per due anni e mezzo. Oggi torna in Italia e per prima cosa si autoproclama depositario di una grande verità della quale poi ci renderà edotti. Due anni e mezzo dalla morte di una ragazzina di 18 anni ritrovata sotto due metri di terra dovrebbero far vergognare tutti e forse anche far tacere tante persone. L'unico elemento certo è che lo zio Danish ha fatto ritrovare il corpo di Saman, poi tutto il resto è storia ma a meno che non si consideri il territorio di Novellara un grande cimitero a cielo aperto, indicare dove fosse Saman vuol dire sapere. Oltretutto a mezzanotte e mezza di quella notte Shabbar viene visto rientrare in casa con qualcosa in mano: tutti sappiamo che è lo zaino di Saman, ci dicono adesso di no.

Quindi, a questo punto, era aperta la Coop a quell'ora e lui era andato a fare la spesa?”.

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