Cronaca giudiziaria

Niente Masterchef per i carcerati al 41bis: la decisione della Cassazione

I detenuti in regime di carcere duro non possono richiedere un'offerta televisiva diversa da quella prevista dalla circolare nazionale. Ecco cosa ha deciso la Cassazione e lo spinoso precedente

Niente Masterchef per i carcerati al 41bis: la decisione della Cassazione

La tv non fa compagnia soltanto alla gente libera ma, anche e soprattutto, a chi non sa come far passare il tempo perché detenuto in regime di carcere duro, il 41-bis. Ecco perché molti carcerati vorrebbero un'offerta televisiva migliore rispetto a quella prevista, ma la Cassazione ha confermato il regolamento già in vigore dal 2017: sì ad alcuni canali, ma non a tutti.

Cosa dice la circolare

Già da sei anni le regole stabilite dall'Amministrazione penitenziaria nazionale prevedono 21 canali televisivi tra i quali figurano tutti i principali Rai e Mediaset, La7, i due di Rai Sport oltre a Rai Premium, Rai Yoyo e Rai Gulp ma anche Cielo, Iris e Tv2000. In molti, però, richiederebbero la visione dei più importanti programmi di cucina come Masterchef e 4 Ristoranti che vengono trasmessi su Tv8. Secondo quanto scrive Repubblica, poi, alcuni carcerati vorrebbero "viaggiare" e restare al passo con le ultime novità su Scienza e archeologia tramite il canale Focus di Mediaset. Per loro non c'è nulla da fare: la Cassazione ha confermato la scelta dell'Amministrazione, chi si trova in regime duro non può avere un'offerta diversa, la circolare 2017 "non è sindacabile".

In pratica, non avere a disposizione uno specifico canale televisivo non va a ledere i diritti del detenuto al 41-bis: è questo il motivo per il quale non può esserci l'allargamento richiesto, riceverebbe comunque una corretta informazione con il ventaglio dei 21 canali in chiaro potendo così migliorare il proprio sapere e rimanendo aggiornato su quanto accade quotidianamente in Italia e nel mondo. In questo modo il reclamo viene definito "generico" e per questo non accolto.

Il precedente

La problematica si è posta per due sentenze, una dell'anno in corso e un'altra del 2022: è soprattutto quella del 2023 a essere delicata perché in un penitenziario sarebbe stata ampliata la scelta con 4 canali televisivi in più a un detenuto del 41-bis, possibilità che sarebbe concessa soltanto ai carcerati comuni. Un detenuto nello stesso regime ha protestato lamentando una discriminazione nei confronti di tutti coloro i quali non era stata offerta la stessa possibilità mettendola sul piano della "lesione al diritto di informarsi" e un "colpo al suo processo rieducativo". Da qui, magistrato e Tribunale di Sorveglianza hanno decisio per l'autorizzazione dei quattro canali in più anche per gli altri reclusi carcere duro di quel penitenziario.

La Corte di Cassazione, infine, non ha detto se sia corretto o meno penalizzare chi si trova al 41-bis ma ha sottolineato che le deroghe sono sbagliate a priori: come scritto all'inizio, è soltanto l'Amministrazione penitenziaria nazionale che può decidere quali e quanti canali autorizzare nelle carceri e nei vari regimi ma osservando le regole scritte nella circolare 2017.

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