Cronaca giudiziaria

"No a due mamme". La Corte d'Appello respingere il ricorso della coppia omosessuale

Angela e Claudia, sposate e genitori di due gemelli nati tramite fecondazione eterologa, avevano chiesto di essere riconosciute entrambe come madri. Il ricorso è stato respinto e la coppia condannata alla rifusione delle spese processuali

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Nelle coppie omosessuali non possono esserci due madri. È quanto ha stabilito la Corte d'Appello di Torino respingendo il ricorso presentato da Angela e Claudia, unite civilmente e genitori di due gemelli nati tramite fecondazione eterologa all'estero, che avevano chiesto di essere riconosciute entrambe come "mamme" nell'atto di nascita dei propri figli. La coppia è stata condannata anche alla rifusione delle spese processuali, pari a 4.857 euro, nei confronti del Comune di Trofarello, in provincia di Torino.

La sentenza: "No a due mamme"

Secondo i giudici di secondo grado, seppur sposate, le due donne "non hanno diritto a essere riconosciute entrambi come madri nell'atto di nascita dei propri figli visto il divieto di accesso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita alle coppie dello stesso sesso". Secondo quanto recita l'articolo 5 della legge 40 del 2004, infatti, possono accedere alle tecniche di procreazione medicalmente assistita "coppie di maggiorenni di sesso diverso, coniugate o conviventi, in età potenzialmente fertile, entrambi viventi". Ciò significa che una sarà formalmente riconosciuta come madre dei gemelli, l'altra invece dovrà ricorrere all'adozione.

La vicenda giudiziaria

Antonella e Claudia si sono sposate con rito civile nel 2021. Successivamente hanno deciso di allargare la famiglia ricorrendo alla procreazione assistita, tramite fecondazione eterologa in vitro, eseguita in Spagna. Dopo nove mesi, in Italia, sono nati due gemelli. Il problema è sorto quando si sono presentate all'ufficio anagrafe del Comune di Trofarello, nel Torinese, per la richiesta di residenza e i documenti di identità. Se nell'atto di nascita dei fratellini entrambe le donne venivano indicate come genitori, il Comune aveva fatto obiezione segnalando solo Claudia, che ha portato avanti la gravidanza e partorito, come madre dei piccoli. Il rifiuto da parte del sindaco alla trascrizione del certificato di nascita era stato netto, circostanza che ha generato la vicenda giudiziaria in essere. Lo scorso 29 marzo, il Tribunale di Torino ha notificato il rigetto della domanda formulata dalla coppia spiegando che non si possono registrare due mamme per un bambino. Decisione ribadita, quest'oggi, anche dalla Corte d'Appello in seguito al ricorso presentato dalle due donne.

La reazione del legale: "Negato il diritto a essere riconosciute madri dei propri figli"

"Non solo si nega il diritto di Antonella e Claudia di essere riconosciute entrambe madri dei propri figli, non solo si nega a due bambini il diritto di essere riconosciuti come figli legittimi dallo Stato - ha dichiarato al Corriere.it l’avvocato Filomena Gallo, difensore della coppia e segretaria nazionale dell’Associazione Luca Coscioni - ma addirittura si condannano due donne, che vorrebbero solo essere riconosciute legalmente entrambe come madri a maggiore tutela dei propri figli, senza discriminazioni, a pagare tutte le spese di giudizio per un totale di circa 4.857 euro al Comune convenuto".

Pro Vita & Famiglia onlus: "Ogni bambino ha una mamma e un papà"

Diversa la reazione di Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia onlus. "Bene ha fatto la Corte d'Appello di Torino a bocciare la richiesta di due donne, rappresentate dall'Avv. Filomena Gallo dell'Associazione Luca Coscioni, di essere qualificate entrambe come "madri" nel certificato di nascita di due gemelli nati in Spagna tramite fecondazione eterologa. - si legge nel comunicato stampa diffuso da Adnkronos - Rimane il fatto che quei due bambini sono stati deliberatamente privati del diritto di crescere con un papà, questo sì che è l'unico vero diritto negato dell'intera vicenda e mai un Tribunale dovrebbe avallare tale barbarie". E infine: "L'intera vicenda è la triste conseguenza della furia ideologica delle lobby Lgbtqia+, che vorrebbero una "famiglia fluida" o "queer" e riconoscere lo status di "mamma" soltanto sulla base del sentimento provato per un bambino.

- conclude Coghe - Grazie al Tribunale di Torino questa follia è stata bloccata ed è stato ribadito che, secondo natura e come riconosce la legge italiana, "madre è colei che partorisce" e che ogni bambino ha diritto a una mamma e un papà e a conoscere e crescere con entrambi i genitori".

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