Cronaca giudiziaria

Nordio blocca l'estradizione di don Reverberi, accusato di torture e omicidio

Nonostante l’ok della Cassazione, il sacerdote della diocesi di Parma non sarà consegnato alle autorità argentine

Nordio blocca l'estradizione di don Reverberi, accusato di torture e omicidio

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È arrivato il no del ministro Carlo Nordio all’estradizione di don Reverberi alle autorità argentine, che lo vorrebbero processare per crimini contro l’umanità commessi durante la dittatura del generale Jorge Rafael Videla. Il sacerdote della diocesi di Parma, 86 anni, è stato accusato di torture e di omicidio: il delitto contestato risale al 1976, vittima il ventenne peronista Josè Guillermo Beron, tuttora disperso.

Secondo quanto ipotizzato in Argentina, don Reverberi avrebbe preso parte ai crimini compiuti durante la dittatura militare tra il 1976 e il 1983. Oltre al già citato delitto, il religioso avrebbe assistito alle sessioni di tortura cui erano sottoposti i prigionieri – passati alla storia come desaparecidos - prima di essere uccisi e fatti scomparire. Entrando nel dettaglio dell’accusa, don Reverberi – all’epoca cappellano militare a Mendoza – è ricercato per quanto accaduto nel centro di detenzione clandestina “La Departamental”.

Il Guardasigilli Nordio ha negato l’estradizione nonostante il via libera della Cassazione. Lo scorso dicembre, i giudici avevano messo in risalto la sussistenza "della gravità indiziaria", rilevata in sede di appello, "delle accuse inerenti ai reati di tortura nei confronti di nove detenuti diversi da Beròn”. Secondo i giudici, i delitti commessi nei confronti di quest’ultimo si inserivano all’interno di un sistema di torture “catalogabili come crimini contro l'umanità, posti in essere nei confronti di dissidenti politici del regime militare allora al potere in Argentina, effettuate all'interno di una struttura penitenziaria adibita allo scopo e al'interno della quale vi era l'odierno estradando che svolgeva le funzioni di cappellano militare e che si assume avesse favorito l'operato dei militari".

Le testimonianze raccolte nei confronti del religioso erano state ritenute idonee a individuare don Reverberi comepartecipe alle torture, alle quali assisteva pur non adoperandosi in prima persona. Secondo la Cassazione, inoltre, le condizioni di salute del sacerdote erano compatibili con il suo trasferimento in Argentina. Ricordiamo che grazie al doppio passaporto don Reverberi si è trasferito in Italia – per la precisione a Sorbolo, in provincia di Parma – molti anni fa e per lungo tempo ha vissuto indisturbato. Una volta accusato di torture e omicidio nel 2011, ha negato con fermezza qualsivoglia responsabilità proclamandosi innocente.

Nel 2016 è stato inoltre al centro di un'inchiesta firmata da Matteo Viviani per Le Iene.

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