Cronaca giudiziaria

"No alle analisi dei reperti su Yara". Respinto il ricorso di Bossetti

I giudici della Corte Suprema hanno respinto la richiesta dei legali di Massimo Bossetti che avevano chiesto di poter analizzare gli abiti della 13enne uccisa nel 2010. L'avvocato Salvagni: "Valuteremo ricorso alla Corte europea"

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La Corte di Cassazione ha giudicato "inammissibile" il ricorso presentato dai legali di Massimo Bossetti, l'ex muratore di Mapello condannato in via definitiva all'ergastolo per l'omicidio di Yara Gambirasio, che avevano chiesto di poter analizzare gli abiti della 13enne e il Dna di "Ignoto Uno" attribuito all'imputato. "Quello che è successo è una cosa gravissima: da domani potremmo dire che Gesù è morto di freddo. Nel provvedimento autorizzativo c'è scritto una cosa, la Cassazione inizialmente ci dà ragione e oggi fa marcia indietro e questa è una grave violazione del diritto, a mio giudizio" dice all'Adnkronos Claudio Salvagni, uno degli avvocati del 54enne.

Il ricorso degli avvocati

Nell'ultimo ricorso, gli avvocati di Bossetti sottolineavano che, nella la sentenza depositata il 26 luglio 2023, i giudici della Suprema Corte avevano precisato come l'autorizzazione all'esame dei reperti "deve ritenersi irrevocabile, valida, vigente, intangibile e non può essere in alcun modo discussa", ma avrebbero commesso un "evidente errore di fatto" facendo sì riferimento al provvedimento emesso dal Tribunale di Bergamo il 27 novembre 2019 (quello con cui si autorizzava l'accesso ai reperti ndr), ma inserendo "erroneamente" la nota indirizzata all'ufficio Corpi di reati e non alla difesa dell'ex muratore. Circostanza su cui era intervenuto cinque giorni dopo lo stesso giudice orobico con una rettifica in cui si precisava che la difesa di Bossetti avrebbe potuto visionare i reperti - leggings, slip, scarpe, felpa e giubbotto appartenuti a Yara - ma non analizzarli. Un "passo indietro" ritenuto inaccettabile dagli avvocati del 54enne che quindi avevano fatto prontamente ricorso in Cassazione. Ma i giudici della Corte Suprema hanno respinto l'istanza e ora, con buona probabilità, dovrà essere fissata una nuova data in Tribunale a Bergamo per consentire ai legali di visionare il materiale confiscato.

L'avvocato di Bossetti: "Valuteremo ricorso alla Corte europea"

"Oggi è stato stravolto il diritto perché è stato permesso che una nota interna possa modificare un provvedimento ufficiale. È come se un giudice emette una sentenza e cinque giorni dopo decide di cambiarla, non è possibile oppure si sconfina nell'arbitrio", dichiara all'Adnkronos l'avvocato Claudio Salvagni commentando la decisione degli Ermellini. "Posso tornare a rivolgermi al tribunale di Bergamo e chiedere dopo 5 anni di analizzare nuovamente i reperti, - aggiunge il legale di Bossetti -ma dopo il 'no' che ho ricevuto lì è piuttosto plausibile pensare che quella autorizzazione non è nemmeno nel ventaglio delle possibilità. Più ricevo dei 'no' e più mi convinco dell'innocenza di Bossetti e della necessità di tenerci lontano da quei reperti, ma io non mollo". Salvagni non esclude di fare ricorso alla Corte europea "per avere una giustizia che per me ancora manca".

I reperti

Il procedimento giudiziario che, il 12 ottobre 2018, ha portato alla condanna in via definitiva all'ergastolo di Massimo Bossetti ruota attorno alla intricata e controversa questione dei reperti su cui furono trovate tracce di un Dna nuclerare maschile, poi ritenuto sovrapponibile con quello dell'ex muratore bergamasco. Si tratta, in particolare, dei leggins neri e gli slip che Yara indossava la sera della scomparsa, il 26 novembre 2010. Le tracce genetiche, contrassegnate come appartenenti a "Ignoto Uno", furono considerate dagli inquirenti dell'epoca la prova regina dell'intero compendio probatorio.

Sta di fatto che i difensori di Bossetti non hanno mai potuto visionare il materiale confiscato.

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