Cronaca giudiziaria

Dall'amore in fuga al matrimonio forzato: cosa c'è dietro la morte di Saman

Saman Abbas si era innamorata, ma ancora prima si era opposta al matrimonio forzato: le sue ricerche sono partite grazie al fidanzato che aveva scelto di amare, Saqib Ayub

Dall'amore in fuga al matrimonio forzato: cosa c'è dietro la morte di Saman

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Secondo gli inquirenti, Saman Abbas è stata uccisa dai famigliari per essersi opposta al matrimonio forzato. Sarebbe stato quindi un delitto d’onore il loro ma tutto dovrà essere stabilito dalla giustizia. La 18enne uccisa nella notte tra il 30 aprile e l’1 maggio 2021 si era innamorata di un coetaneo, anche lui pakistano e anche lui residente in Italia. Saqib Ayub è parte civile nel processo per il sequestro, l’omicidio e l’occultamento di cadavere di Saman.

La storia d’amore

Saman e Saqib, in base alla testimonianza resa dal giovane al processo, si sono incontrati per la prima volta a gennaio 2021, dopo essersi conosciuti su TikTok. Da quel momento in poi ci sarebbero stati alcuni incontri, per esempio a Roma o a Bologna. In quelle occasioni i due ragazzi girarono video e scattarono foto che condivisero sui social: uno di questi video, quello di un tenero bacio romantico, sarebbe stato ritenuto particolarmente scandaloso dalla famiglia di Saman.

La relazione tra i due è stati infatti osteggiata: si è parlato dell’appartenenza a una casta inferiore da parte di Saqib, ma anche delle minacce che la famiglia del giovane, in Pakistan, avrebbe ricevuto da uno zio materno di Saman, oltre a insulti e minacce via social la cui provenienza potrebbe essere stabilita in fase processuale. “Il padre di Saman è un uomo potente e pericoloso. Ho paura per la mia famiglia in Pakistan. Non dimenticherà mai di vendicarsi, anche fra dieci anni”, ha detto Saqib in un’intervista a Quarto Grado.

Ciononostante e soprattutto nonostante la paura, Saman e il fidanzato avevano deciso di andare avanti con la propria vita, di convolare a nozze. Nell’aprile 2021, ha detto Saqib in aula a Reggio Emilia, “Saman venne a Roma. Le dissi io di venire perché lavoravo lì. Trascorremmo insieme nove giorni durante i quali decidemmo di sposarci. Prima ne parlavamo solo, a Roma prendemmo la decisione. Io comprai il mio abito da sposo e chiesi a mia madre di far arrivare dal Pakistan quello per lei”.

Ma la 18enne aveva bisogno dei propri documenti, che erano stati trattenuti dalla famiglia - e per riprenderseli era tornata a casa in quegli ultimi tragici giorni di vita. A parte i documenti, era tutto pronto per le nozze, tanto che la coppia aveva appunto anche già approntato abiti e accessori per il rito, che non avverrà mai.

Le ricerche

È grazie a Saqib che le ricerche di Saman sono partite subito, anche se purtroppo - e nessuno poteva saperlo, tanto che si è sperato fino alla fine - si sono rivelate inutili al fine del ritrovamento della ragazza in vita. Saqib aveva infatti promesso a Saman che avrebbe contattato i carabinieri se non si fosse fatta sentire per oltre 2 giorni, e così Saqib ha fatto, permettendo così la messa in moto della macchina della giustizia italiana.

Grazie alla testimonianza di Saqib, gli inquirenti sono riusciti a risalire a molti dettagli importanti per le indagini.

E, pur essendosi costituito parte civile, in caso di risarcimento, Saqib ha già deciso che indirizzerà quei fondi a un progetto per la difesa delle donne, affinché nessuna donna o ragazza debba patire quello che è accaduto a Saman.

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