Cronaca giudiziaria

Silvio Berlusconi e i 40 anni di processi: tutte le volte che le toghe si sono accanite

Se c'è un personaggio che ha rappresentato - in tutto e per tutto - lo scontro totale tra magistratura e politica quello è senza alcun dubbio il Cavaliere, scomparso oggi al San Raffaele all'età di 86 anni

Silvio Berlusconi e 40 anni di processi: tutte le volte che le toghe si sono accanite

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Silvio Berlusconi muore da incensurato: tutte le volte che le toghe si sono accanite

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Silvio Berlusconi ha affrontato 40 anni di processi. Se c'è un personaggio che ha rappresentato - in tutto e per tutto - lo scontro tra magistratura e politica quello è senza alcun dubbio il Cavaliere, scomparso oggi al San Raffaele all'età di 86 anni. Una lotta andata avanti per decenni, che ha costretto l'ex presidente del Consiglio a innegabili sofferenze. Per chi frequenta i palazzi di giustizia, si sa che per l'imputato già il processo di per sé è una condanna. E il Cavaliere ne ha affontati 30, in tutta Italia.

Ormai è storia: l'ultimo in ordine di tempo è stato il Ruby Ter, del febbraio 2023, pochi mesi prima della sua morte. Prima di questo momento, ognuno dei procedimenti in cui è rimasto coinvolto si è concluso con un'archiviazione, con una sentenza di proscioglimento con non doversi procedere, o con assoluzione. L'unica condanna diventata definitiva è del 2013: 4 anni di carcere, 3 dei quali coperti da indulto, per la frode fiscale da 7,3 milioni di euro commessa con la compravendita dei diritti tv Mediaset quando era presidente del Consiglio. Condanna che lo ha costretto a chiedere l'affidamento in prova ai servizi sociali di 10 mesi e mezzo: seguito dalle televisioni di tutto il mondo che cercavano di coglierlo nella sua condizione da condannato. Ma il Cavaliere anche quella situazione l'ha affrontata con il solito sorriso: ha assisito gli anziani della residenza di Cesano Boscone con serietà, ridendo delle maldicenze e perdonando, in fondo, tutti. Anche in quel caso però la condanna, che lo ha portato alla decadenza da senatore a vita per la Legge Severino, non ha avuto seguito. La sua incandidabilità è durata sei anni, fino a quando, nel 2018, il Corriere della Sera ha dato la notizia: il Tribunale di Sorveglianza lo ha riabilitato.

Il caso Ruby è stato forse tra i processi più dolorosi per Berlusconi, che lo hanno obbligato alla ribalta mediatica su tutte le testate internazionali. Attacchi rivolti a lui ma anche all'Italia. Anche qui è uscito con una assoluzione piena e definitiva nel filone in cui rispondeva di prostituzione minorile e concussione per le cosiddette "cene eleganti" ed è stato scagionato anche nei processi di Siena, Roma e Milano in cui era accusato di aver pagato le sue giovani testimoni e alcuni dei suoi ospiti. La questione giuridica che lo ha portato all'assoluzione nell'ultimo processo Ruby Ter, in cui era imputato insieme a Karima El Mahroug, non era un cavillo, bensì una violazione vera e propria (riconosciuta dai giudici nelle sentenze) del diritto di difesa.

Silvio Berlusconi è stato prosciolto in sede di indagine preliminare, come è accaduto in quelli in cui il suo nome è stato accomunato alla mafia o nel caso Mediatrade. Ed è stato assolto per corruzione nel caso Sme/Ariosto e anche "per non aver commesso il fatto" - e per il caso All Iberian chiuso nel 1999 con un "non doversi procedere" per prescrizione in secondo grado.

È innegabile che il rapporto di Berlusconi con la magistratura abbia segnato per decenni il dibattito sulla giustizia inasprendo in Italia lo scontro tra garantisti e giustizialisti. Come ricorda l'Agi, l'immagine più intensa di questo scontro è datata 11 marzo del 2013 quando nella storia italiana il conflitto tra politica e giustizia subisce una escalation senza precedenti. Udienza del processo Ruby: Berlusconi è ricoverato al San Raffaele per l'uveite. I giudici non credono al suo legittimo impedimento a essere in aula e dispongono una visita fiscale ad Arcore. E a quel punto un centinaio di parlamentari del suo partito intonano l'inno di Mameli sulle scalinate del Tribunale.

Ilda Boccassini, la magistrata simbolo di questo scontro, fa chiudere l'aula per non farli entrare.

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