Cronaca giudiziaria

Strage di Corinaldo, nuovo processo per un membro della "banda dello spray"

Un 26enne tunisino, membro della "banda dello spray" e già condannato per la "strage di Corinaldo", finirà di nuovo davanti al giudice il prossimo dicembre con l'accusa di furto con strappo

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Sta scontando attualmente una condanna a 11 anni e 3 mesi di carcere per la strage di Corinaldo, dopo esser stato condannato pochi mesi fa insieme agli altri componenti della cosiddetta "banda dello spray". Ma il 26enne di origini tunisine riconosciuto fra i colpevoli di quanto avvenne quasi cinque anni fa nel paese marchigiano dovrebbe finire di nuovo davanti al giudice: è stato accusato infatti del furto con strappo di tre collane d'oro in una discoteca di Fabriano, per un atto predatorio che si sarebbe concretizzato due mesi prima della tragedia (e che si sarebbe rivelato decisivo anche per far luce sui drammatici fatti corinaldesi, a posteriori). Questo è quanto riportato nelle scorse ore dalla stampa locale, per un nuovo procedimento giudiziario che dovrebbe entrare nel vivo a fine anno.

Sulla base delle accuse, il giovane straniero si sarebbe reso protagonista nell'autunno del 2018 del furto di tre collanine d'oro in un altro locale della provincia di Ancona. Era il 14 ottobre del 2018 quando tre avventori di una discoteca di Fabriano si accorsero che qualcuno aveva sottratto loro le catenine d'oro che portavano al collo, approfittando probabilmente dell'oscurità o della calca. Sul posto giunsero quindi i carabinieri, i quali procedettero a un controllo di routine fermando alcune auto nei pressi dell'edificio. E fra le altre, fermarono proprio la vettura nella quale viaggiava il tunisino, trovandogli peraltro in tasca uno dei tre oggetti preziosi. Ma quell'accertamento, con il senno di poi, si rivelò fondamentale soprattutto per dare una svolta all'inchiesta di Corinaldo. Già, perché quella sera, a Fabriano, insieme al nordafricano c'erano due giovani che si sono poi rivelati membri della banda dello spray.

E anche grazie alle successive analisi dei tabulati telefonici e dei messaggi che si scambiarono i ragazzi in questione, gli investigatori riuscirono a ricostruire con esattezza la dinamica dei fatti di quella notte fra il 7 e l'8 dicembre che costò la vita a sei persone. Un nutrito gruppo di giovanissimi (si parla di circa 1500) si era com'è noto riversato nel locale "Lanterna Azzurra" per assistere al concerto del rapper Sfera Ebbasta, quando la "banda" spruzzò sulla folla spray urticante al peperoncino generando il panico tra i presenti. Nel tentativo di sfuggire all'attacco, tutti si diressero verso l'uscita creando un pericoloso ingorgo che causò la morte di cinque minori e una giovane mamma. Se quel procedimento si è chiuso definitivamente lo scorso 12 dicembre, per il tunisino sta però per aprirsene un altro.

E l'udienza è stata subito rinviata al prossimo 11 dicembre, per mancata traduzione dell'imputato in tribunale.

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