Guerra in Ucraina

Giornalista russo condannato a 25 anni di carcere: aveva criticato la guerra in Ucraina

Per Vladimir Kara Murza, giornalista e dissidente russo, le accuse erano di tradimento e screditamento dell'esercito: nel marzo 2022, si era pubblicamente espresso contro la guerra in Ucraina

Russia, il dissidente Vladimir Kara Murza condannato a 25 anni di carcere
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Cala il sipario su Vladimir Kara Murza: il giornalista e storico russo è stato condannato a 25 anni di carcere. La sentenza è stata emessa dal tribunale di Mosca nelle scorse ore. Si tratta di una delle più dure mai inflitte per motivazioni politiche. Kara Murza infatti è stato accusato di tradimento e screditamento dell'esercito russo. La sua colpa, in poche parole, è stata quella di aver duramente criticato le operazioni militari del Cremlino in Ucraina. La sentenza era nell'aria: il giornalista infatti nei giorni scorsi aveva rinunciato a chiedere l'assoluzione alla corte e si era detto orgoglioso di aver pronunciate le parole che hanno portato alla sua incriminazione.

Le accuse contro il giornalista

Tra le voci più critiche nei confronti dell'attuale governance di Mosca, Kara Murza è diventato subito un riferimento per chi in Russia lo scorso anno è sceso in piazza contro la guerra in Ucraina. Il giornalista ha infatti attaccato il Cremlino per la scelta di invadere il territorio ucraino. Lo ha fatto per giunta negli Stati Uniti, davanti ai deputati del congresso dello Stato dell'Arizona. Per questo Kara Murza, poco dopo il rientro in Russia nell'aprile 2022, è stato tratto preventivamente in arresto.

La detenzione è stata in seguito prorogata. Infatti, oltre all'accusa di tradimento si è aggiunta anche quella di screditamento dell'esercito russo. Per queste fattispecie di reati, il codice penale parla chiaro: si rischia un massimo di 25 anni. E così il procuratore di Mosca che ha seguito il caso, nei giorni scorsi ha chiesto al giudice di applicare il massimo della pena prevista.

Kara Murza dal canto suo non ha ritirato le sue affermazioni, né ha chiesto clemenza. "Mi ha sorpreso che, quanto a segretezza e dispregio del diritto, il mio processo abbia superato ampiamente quelli a carico dei dissidenti sovietici degli anni Sessanta e Settanta del Novecento - si legge in una delle sue ultime dichiarazioni alla corte - Per non parlare della condanna dura richiesta e dall'uso di termini come nemico dello stato. Su questo fronte, siamo direttamente agli anni Trenta, altro che anni Settanta. E a me, storico, questo dà molto a cui pensare".

Il suo ultimo discorso pronunciato prima della sentenza, sembra avere i crismi di un testamento politico. "Non mi pento di nulla di quello per cui sono stato arrestato - si legge - vale a dire delle mie opinioni politiche, per essermi espresso contro la guerra, per anni di battaglie contro la dittatura di Putin, per aver facilitato l'adozione di sanzioni internazionali nel quadro della 'legge Magnitsky'. Ma ne sono orgoglioso. Sono orgoglioso di essere stato portato a fare politica di Boris Nemtsov. L'unica cosa che mi imputo è quella di non aver fatto abbastanza negli anni per convincere i miei compatrioti e politici dei Paesi democratici del pericolo posto dall'attuale regime. Oggi questo è ovvio a tutti, ma al prezzo terribile della guerra".

"I criminali dovrebbero pentirsi di ciò che hanno fatto - ha concluso - Io, invece, sono in prigione per le mie opinioni politiche. So anche che verrà il giorno in cui l’oscurità sul nostro Paese si dissiperà". Parole pronunciate davanti alla corte e che quindi anche in Russia verranno lette e ascoltate. Ed è forse questo il principale obiettivo che Kara Murza ha voluto ottenere durante le ultime fasi processuali.

Una vita all'opposizione

Oltre alle accuse per le quali era imputato Kara Murza, il processo forse ha avuto anche la funzione di una chiusura definitiva dei conti tra il Cremlino e il giornalista. Anche prima della guerra infatti Kara Murza ha rappresentato uno dei volti più noti all'interno dell'opposizione. Non solo nell'ambito mediatico e giornalistico, ma anche politico.

Nel suo ultimo discorso alla corte, ha infatti citato la vicinanza a Boris Nemtsov, ex vice premier russo ucciso a Mosca nel 2015. Kara Murza è stato vice presidente proprio del partito di Nemtsov, il Partito Popolare per la Libertà. Pochi anni prima, nel 2012 è stato inserito all'interno del coordinamento dell'opposizione russa. Come giornalista, sono noti i suoi editoriali contro il presidente Putin. Per anni ha lavorato come corrispondente a Londra, per questo ancora oggi Kara Murza possiede la cittadinanza britannica.

Il dissidente viene inoltre ritenuto molto vicino a un altro volto storicamente lontano da Putin, ossia l'ex magnate e oligarca Mikhail Khodorkovsky. Ben si comprende quindi il netto divario ideologico e politico tra il giornalista condannato oggi e il Cremlino.

Anche per questo la sentenza non mancherà di assumere una connotazione marcatamente politica.

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