Cronaca internazionale

Devastante incendio a Johannesburg, più di 70 vittime

Tragedia del degrado nella più grande città sudafricana: un palazzo occupato da senzatetto è andato in fiamme, al momento si contano almeno 73 morti

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In una via del centro di Johannesburg un palazzo è andato a fuoco e almeno 73 persone hanno perso la vita. L'edificio in questione era abitato da senzatetto, comunità sempre più in aumento nella capitale economica sudafricana. Il Sudafrica ad oggi continua a essere una delle principali (se non la principale) economia africana. Ma ha al suo interno mali profondi e atavici difficili da estirpare. Su tutti, una profonda disuguaglianza che genera degrado e criminalità. E quanto accaduto a Johannesburg nelle scorse ore è figlio di un contesto tanto difficile quanto complicato.

Tragedia figlia del degrado

Johannesburg è lo specchio della situazione del Paese africano. In primis, perché è la città più grande del Sudafrica e poi è qui che si concentrano le più importanti attività economiche e finanziarie. Al fianco di un forte dinamismo, convive però anche una continua crescita di situazioni di degrado. Circostanza che non coinvolge solo Johannesburg, ma anche gli altri centri della grande area urbana del Gauteng, regione che comprende la capitale politica Pretoria.

Degrado e disuguaglianza hanno origini lontane. Non solo nell'apartheid, da cui il Paese ha ereditato gli enormi ghetti che caratterizzano tutte le grandi città sudafricane, ma anche in una cattiva gestione dell'economia nel Sudafrica del post apartheid. Una mala gestione che, tra le altre cose, ha riguardato anche il controllo del flusso migratorio proveniente dai Paesi vicini e dall'Africa centrale. In tanti sono arrivati attratti dalla possibilità di alimentare la manodopera locale, ma molti non hanno trovato né il lavoro e né la possibilità di tornare indietro.

Il centro di Johannesburg nel giro di due decenni ha così cambiato volto. Gran parte delle attività si è spostata nella zona nord, nell'area di Sandton e nei quartieri dei moderni grattacieli. Le zone centrali, un tempo cuore commerciale della metropoli, sono diventate dimora per l'esercito di gente senza né casa e né lavoro. Si tratta sia di sudafricani che di migranti, soprattutto nigeriani. Ed è proprio in uno degli edifici occupati dai senzatetto che, nella scorsa notte, è divampato improvvisamente l'incendio.

Il palazzo si trova all'incrocio tra Albert Street e Delvers Street. Pochi isolati dopo c'è Main Street e Ghandi Square, zona di negozi e locali. Non è così distante da qui nemmeno l'Ellis Park, lo stadio famoso per aver ospitato sia la finale del mondiale di rugby del 1995 che i mondiali di calcio del 2010. Eppure è proprio in questo contesto che nell'edificio andato in fiamme avevano trovato precarie dimore più di 200 persone. I vigili del fuoco intervenuti sul posto hanno trovato una situazione difficile, il rogo aveva già divorato gran parte dello stabile.

Su Twitter/X, è il portavoce dell'ufficio per la gestione delle emergenze, Robert Mulaudzi, ad aggiornare il tragico conto delle vittime. Intervistato dalla Bbc, il funzionario ha confermato la morte di almeno 73 persone. Ma si teme un numero ben maggiore, sia per la presenza di oltre 50 feriti che di altri dispersi. Mulaudzi ha anche specificato che ufficialmente lo stabile, di proprietà del comune di Johannesburg, era abbandonato e dunque all'interno si trovavano soltanto persone senza fissa dimora che lo avevano occupato.

Le indagini per accertare le responsabilità

I soccorsi sono ancora in corso. Ma adesso nel Paese, scosso per l'alto numero di vittime, ci si interroga sulle cause del disastro. Fonti vicine alle autorità di Johannesburg, alla Bbc e ai media locali hanno accusato i cartelli criminali ramificati nelle aree più degradate della metropoli sudafricana.

Ad ogni modo, il disastro come detto è specchio delle condizioni di indigenza di una parte sempre più ampia della popolazione. Un elemento quest'ultimo che potrebbe portare a conseguenze politiche di non poco conto.

Il Sudafrica, dalla tragedia di oggi, si riscopre ancora più vulerabile a livello sociale ed economico.

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