Cronaca internazionale

"Diffusione di propaganda Lgbt". L'accusa di Mosca a un club gay russo

Il locale "Pose" di Orenburg è diventato il bersaglio del primo caso penale per estremismo Lgbt da quando, nel novembre scorso, la Corte suprema russa ha bandito un inesistente "movimento internazionale" arcobaleno

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Poche ore dopo la scontata riconferma di Vladimir Putin alla guida della Cremlino, le autorità della Federazione hanno aperto il primo caso penale per estremismo Lgbt. L’annuncio è stato fatto dalla direttrice della Lega per la sicurezza di Internet Ekaterina Mizulina, sorella della senatrice che aveva proposto il proposto il provvedimento contro la “propaganda gay” di fronte ai minori.

A finire nel mirino del sistema giudiziario russo è stato il club gay “Pose” di Orenburg, capoluogo dell’omonima regione e vicina al confine con il Kazakistan, dopo le accuse della comunità cittadina pro-guerra (Comunità russa di Orenburg) che ha presentato una ventina di reclami alle autorità. Il locale è accusato di diffondere “propaganda gay” e le forze dell’ordine non hanno rilasciato ulteriori commenti al riguardo. Questo avvenimento è il primo del suo genere da quando, lo scorso novembre, la Corte suprema di Mosca ha ufficialmente bandito dal Paese il “movimento internazionale Lgbt”, un’organizzazione inesistente dichiarata come “estremista”.

Nel corso dei mesi, il Cremlino non ha mai specificato cosa intendesse con la denominazione indicata nella sentenza pronunciata dal giudice Oleg Nefedov, tanto che diversi attivisti avevano commentato con sarcasmo la decisione. “Il ministero della Giustizia ha inventato e poi bandito il movimento internazionale Lgbt”, aveva dichiarato un sostenitore della comunità arcobaleno dopo il pronunciamento. Nella sostanza, comunque, la sentenza ha introdotto conseguenze legali per tutti coloro che affermano o promuovono la parità di diritti per le persone Lgbt e la messa al bando di questo “movimento internazionale”, secondo i militanti intervistati al tempo dalla testata indipendente Meduza, ha aumentato l’odio, il bullismo e le persecuzioni ai danni dei gay “semplicemente perché esistono”. Sempre nel 2023, il governo russo ha anche vietato la transizione di genere.

Tutti questi avvenimenti sono inquadrati nella direzione presa dal Cremlino, che ha iniziato a prendere di mira le minoranze sessuali in nome della difesa dei “valori tradizionali” che sono diventati un punto centrale della propaganda di Putin, intenzionato a estendere la repressione oltre agli oppositori politici.

Secondo i critici dello zar, la retorica anti-Lgbt è un tentativo di creare un nemico interno alla Russia, da utilizzare come capro espiatorio per il prolungarsi del conflitto in Ucraina e “nemico immaginario” di un’ideologia che sta diventando sempre più autoritaria.

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