Cronaca internazionale

Dissanguato per 50 dollari. Così la "simpatica canaglia" morì a 31 anni

Lo conoscevano tutti come Alfalfa. Ma quello che non tutti sanno è che Carl Switzer morì a 31 anni per l’emorragia causata da un colpo di pistola

Carl "Alfalfa" Switzer (Screen ClassicFlix via YouTube)
Carl "Alfalfa" Switzer (Screen ClassicFlix via YouTube)
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Lo conoscevano tutti come Alfalfa. Perfino in Italia, dove le repliche di “Simpatiche canaglie”, la serie televisiva che lo vedeva tra i protagonisti, sono andate in onda per diversi decenni in Rai. Ma quello che non tutti sanno è che Carl Switzer, l’uomo che da piccolo aveva interpretato il bimbo dal ciuffo ribelle - stirato da un parrucchiere - morì a 31 anni per l’emorragia causata da un colpo di pistola.

Una storia difficile

Classe 1927 e residente in Illinois, all’età di 8 anni, durante un viaggio in California, fu notato, insieme al fratello maggiore mentre entrambi erano intenti a esibirsi ballando e cantando, da un produttore e reclutato nel cast di “Simpatiche canaglie”. La serie raccontava di un gruppo di bimbi scalmanati e delle loro marachelle sullo sfondo della Grande Depressione. Switzer era appunto Alfalfa, un bambino dalla voce angelica ma stonata sui brani di Bing Crosby - tuttavia, fuori dal personaggio, l’attore era un cantante di grande talento.

Fino al 1940, Switzer vestì quindi i panni di Alfalfa, ma la sua carriera non decollò mai veramente. Alla fine del suo contratto con “Simpatiche canaglie” ebbe qualche ruolo di rilievo, ma non riuscì a sfondare, perché il pubblico lo identificava appunto con Alfalfa. Dopo il 1944 i ruoli divennero sempre più radi e marginali, tanto che spesso non veniva neppure accreditato nei titoli, con l’eccezione di alcuni corti tratti dalla serie che lo aveva reso famoso.

Dopo Hollywood, Carl Switzer andò a vivere per un periodo in Kansas, dove la famiglia della moglie Diantha, con la quale fu sposato a metà degli anni ’50, aveva acquistato una fattoria. Ma dopo il divorzio fece ritorno in California, dove si dedicò all’altra sua attività lavorativa, ovvero l’addestramento dei cani da caccia e riporto.

Dopo alcuni giorni di prigione nel dicembre 1958, condannato a un anno di libertà vigilata - aveva abbattuto 15 pini protetti nella Sequoia National Forest, al fine di venderli illegalmente come alberi di Natale - incontrò il suo destino iniquo.

L’omicidio e le responsabilità

Poco dopo essere uscito di galera, Switzer accettò di addestrare il cane di tale Moses Samuel “Bud” Stiltz, un conoscente di lungo corso con il quale però non c’era una particolare simpatia. Ma il cane sfuggì al controllo di Switzer per rincorrere un orso e questo aprì un’aspra diatriba con il padrone del cane, che esigeva dall’addestratore un risarcimento. Switzer mise un annuncio per il cane scomparso, che gli costò 50 dollari in denaro e bevute, e lo ritrovò.

Il 21 gennaio 1959 l'attore bussò alla porta di Stiltz insieme all’amico Jack Piott, chiedendo indietro i 50 dollari che aveva speso per il suo cane. Ne sarebbe nata, tra minacce e botte, una colluttazione, che avrebbe portato Stiltz a esplodere un colpo di calibro .38 contro Switzer, colpendolo a un’arteria all’inguine e causandone la morte, avvenuta poco dopo in ospedale.

Il tribunale stabilì che quella di Stiltz era stata “legittima difesa”, come riporta History: l’uomo sosteneva che Switzer si fosse presentato alla porta minacciandolo con un coltello e uno tra lui e Piott avrebbero rotto un orologio sulla sua testa: solo allora avrebbe preso una pistola, che Switzer avrebbe provato a togliergli dalle mani. Due colpi sarebbero partiti, uno che ferì lievemente il figliastro di Stiltz Tom Corrigan, all’epoca 14enne, e l’altro che risultò letale per l’ex attore bambino.

Questa fu la versione di Stiltz in tribunale, riportata anche dall’edizione del giorno dopo dal quotidiano The Dispatch, e venne creduto, nonostante avesse precedenti per falsa testimonianza e le sue parole contraddicessero i risultati delle indagini. A gennaio 2001, Corrigan, che non fu mai chiamato a testimoniare nonostante avesse dato l’assenso, raccontò in un’intervista che i fatti non andarono in questo modo: “Assomigliava più a un omicidio” disse.

In pratica, Corrigan smentì che Switzer avesse un coltello: il suo sarebbe stato solo un temperino, tra l’altro gli inquirenti lo trovarono chiuso sul pavimento, forse caduto dalla tasca dell’attore dopo il colpo. Inoltre il figliastro riferì che Switzer era ubriaco e che l’attore sarebbe stato colpito non durante la colluttazione per sbaglio, ma nell’atto di andarsene. Piott (che tra l’altro disse, come riporta TvParty, che Swizter era disarmato), mentre l’amico era per terra incredulo e sanguinante, sarebbe stato intanto minacciato di morte.

La dipartita di Alfalfa non ebbe gli onori delle cronache. Quello stesso giorno a catturare l’attenzione c’era già la morte di Cecil B. DeMille, tra l’altro produttore de “I Dieci Comandamenti”, kolossal in cui Switzer era apparso nei panni di uno schiavo ebreo.

Il triste destino degli ex attori bambini

La storia di Carl Switzer non è la sola vicenda drammatica che ha riguardato gli attori bambini. Sono poche le eccezioni per cui gli ex attori in erba hanno avuto una lunga e proficua vita, e tra loro si possono annoverare esempi eccellenti: su tutti Shirley Temple, Elizabeth Taylor e Mickey Rooney. Qualcuno, prima di tutti, rialzò la testa: Jackie Coogan, che aveva recitato ne "Il Monello", fece causa ai genitori per aver sperperato i suoi guadagni prima dei 21 anni (dal processo si giunse a una legge che porta il suo nome, a tutela dei bambini prodigio del cinema). A lui andò bene in un certo senso: non riuscì a recuperare il suo capitale, ma successivamente divenne un caratterista di livello, noto soprattutto per la sua personificazione dello zio Fester nella serie “La famiglia Addams”.

Alcuni altri attori di “Simpatiche canaglie” inoltre morirono giovani, a causa di incidenti oppure problemi di salute. E in casa Switzer la morte di Carl non fu la sola a essere tragica. Il fratello Harold Switzer, collega tra l’altro per un breve periodo nella serie, si suicidò nel 1967 all’età di 42 anni.

Faceva il tecnico per lavatrici e asciugatrici in una grossa azienda e un giorno uccise un cliente a seguito di una lite: si recò subito dopo in una zona isolata di Inglewood, città dell’hinterland di Los Angeles, e si tolse la vita.

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