Cronaca internazionale

Netflix cambia idea: l'antirazzismo non è più di tendenza

I soldi prima di tutto, anche della coerenza. Multinazionali americane emblema dell'ipocrisia, l'ultimo caso chiama in causa il colosso dello streaming: la piattaforma ha abbandonato un progetto antirazzista perchè non più di moda

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Nelle ultime settimane abbiamo assistito a numerosi episodi di falso perbenismo da parte delle multinazionali americane. Con l’arrivo del Pride Month, molte realtà – anche conservatrici – hanno sposato l’orgoglio gay per conquistare qualche segmento di mercato. In alcuni casi si è persino rivelato un boomerang, emblematico il caso Bud Light: crollo di vendite e miliardi andati in fumo per la partnership con l’influencer transgender Dylan Mulvaney. Considerato il trend, la società ha provato immediatamente a correggere il tiro puntando su spot “virili”, senza fortuna. All’elenco dei colossi ipocriti si è aggiunta la celebre piattaforma streaming Netflix, che dopo tanti pomposi proclami ha deciso di accantonare un progetto antirazzista perché non più di tendenza.

In seguito all’omicidio dell'afroamericano George Floyd da parte della polizia di Minneapolis il 25 maggio 2022, Netflix come molti competitor ha sostenuto la battaglia antirazzista. Amazon ha optato per disclaimer prima di titoli come “Mad Men” e “Borat”, mentre Nbc Universal ha direttamente rimosso gli episodi di programmi televisivi che includevano blackface. Netflix, invece, ha deciso di puntare su un contenuto già apprezzato dai suoi abbonati, ovvero la serie “Explained” (in Italia con il titolo "In poche parole", ndr): un ciclo di brevi documentari per analizzare numerose tematiche, dalle criptovalute al mondo del K-pop, passando per gli scacchi e la chirurgia plastica.

Come riportato da Semafor, il player streaming all’inizio del 2021 ha stipulato un contratto con Vox Media per realizzare una serie di video per accompagnare film o serie con caricature razziste o stereotipate. Tra i vari argomenti, l’uso di blackface e yellowface a Hollywood e la rappresentazione dei nativi americani nei film classici e nei western. Più di venti persone dello staff di Vox Media hanno lavorato al progetto, monitorato con grande trasporto da Netflix.

Ma poi qualcosa è cambiato. Quando il clima politico si è raffreddato e le iniziative di “giustizia razziale” hanno subito un contraccolpo, il progetto ha perso slancio. Dopo aver traccheggiato per qualche tempo, è arrivato lo stop. Nessuna spiegazione da parte del colosso dello streaming, ma è difficile non pensare a una mossa puramente strategica: per evitare possibili boomerang, meglio fare un passo indietro e non introdurre contenuti “rischiosi”.

Un gesto naturale per chi non vuole rimetterci soldi, ma decisamente incoerente: le battaglie per le cause sociali si combattono fino in fondo, non fino a quando conviene.

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