Cronaca internazionale

Marte, la scoperta che renderebbe possibile la vita sul pianeta

Il lander Curiosity della Nasa, da 11 anni al lavoro sulla superficie di Marte, ha scoperto alcuni depositi di sale risalenti a miliardi di anni fa, che potrebbero rappresentare la svolta sull'ipotesi di vita sul pianeta rosso

Il lander Curiosity della Nasa, da 11 anni sulla superficie di Marte
Il lander Curiosity della Nasa, da 11 anni sulla superficie di Marte

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Marte, la scoperta che renderebbe possibile la vita sul pianeta

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Sarà possibile vivere su Marte? La domanda che ormai da decenni sta mettendo a dura prova le agenzie spaziali di tutto il mondo, potrebbe avere una risposta molto presto, e la bella notizia è che sarebbe positiva. Sono infatti stati scoperti alcuni depositi di sali che formano un modello esagonale in strati sedimentari risalenti da 3,8 a 3,6 miliardi di anni fa. Questi sarebbero simili a quelli che si possono osservare nei bacini terrestri che stagionalmente si prosciugano, e rappresenterebbero le prime prove fossili del clima marziano regolare, ciclico e sostenuto, con stagioni secche e umide.

La scoperta

A fare questa eccezionale scoperta, che aprirà nuove frontiere sulla colonizzazione dell'uomo su altri pianeti, è stato l'istituto de Recherche en Astrophysique et Planètologie (CNRS/Universitè de Toulouse III - Paul Sabatier/CNES) e del Laboratoire de Gèologie: Terre, Planètes, Environnement (CNRS/ENS de Lyon/Universitè Claude Bernard Lyon 1), insieme ad un team di esperti statunitensi e canadesi.

Per farlo sono stati utilizati gli strumenti a disposizione su Curiosity, il rover della Nasa lungo 3 metri e pesante circa 900 chili, che lavora notte e giorno su Marte nella più totale solitudine da 11 anni, grazie ai suoi strumenti di fotografia e analisi Mastcam1 e ChemCam2. Ma c'è di più. Il suolo di Marte, al contrario di quello della terra, non è sottoposto alla tettonica delle placche, ovvero ai movimenti su cui concordano la maggior parte dei geologi, secondo i quali la litosfera è divisa in circa venti porzioni rigide, dette appunto zolle (o placche) che spiegherebbero i fenomeni che interessano la crosta terrestre come l'attività sismica. Questo avrebbe permesso sul suolo marziano, la conservazine di vaste aree di terreno piene di fiumi e laghi fossili, risalenti a miliardi di anni fa.

La conferma della precedente teoria

Già in passato il rover Curiosity, il primo a esplorare simili resti antichi, aveva già rilevato la presenza di semplici molecole organiche che possono essere formate sia da processi geologici che biologici, ma per stabilire la possibile presenza di forme di vita primitive, c'era bisogno di provare condizioni ambientali favorevoli allo sviluppo di queste molecole in composti organici complessi.

Proprio queste sono state scoperte di recente dal team di ricerca, e rappresentano un'ulteriore tassello di un affascinante puzzle. Attraverso esperimenti di laboratorio indipendenti, che lasciano interagire ripetutamente molecole a diverse concentrazioni, è stato dimostrato che questo tipo di ambiente fornisce le condizioni ideali per la formazione di precursori complessi e composti costituenti della vita, come l'RNA.

Queste osservazioni, sono quindi un nuovo punto di inizio per gli scenziati per esaminare nuovamente le numerose immagini ottenute dall'orbita dove si identificano molti terreni con una simile composizione.

Come si trattasse di una "spaziale caccia al tesoro", ora si è scoperto il punto di partenza dove approfondire le ricerche che hanno dato origine alla vita, seppure si parla comunque di miliardi di anni, che per noi "terresti" è un tempo infinito, me per l'universo è un semplice battito di ali.

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