Cronaca internazionale

"Nessun impatto sull’ambiente": cosa accadrà con il rilascio delle acque di Fukushima

Nessuna conseguenza negativa per il tratto d'oceano che riceverà le acque dell'impianto nucleare di Fukushima, ormai non più radioattive: ecco le motivazioni dell'esperto

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Mancano ormai poche ore al rilascio, in mare, dell'enorme quantità di acqua - 1,3 milioni di tonnellate - contenuta all'interno della centrale nucleare di Fukushima che, come avevamo visto sul Giornale, ormai 12 anni fa fu colpita da un fortissimo terremoto da 9.0 sulla scala Richter e da un devastante tsunami. Il disastro naturale aveva causato la morte di 18mila persone e provocato danni enormi a ben 11 reattori di quattro centrali nucleari.

Nonostante le proteste dei Paesi limitrofi, degli ambientalisti e di diversi cittadini spaventati, il rilascio è stato approvato negli ultimi giorni. Questo perché l'operazione sarà "condotta nella massima sicurezza" e "non avrà alcun impatto sull'ambiente marino" come ha spiegato a Repubblica il prof. Wolfango Plastino, docente di Fisica applicata all'Università di Roma Tre e che fa parte del "Gruppo consultivo permanente" per le Applicazioni nucleari della Aiea (Agenzia internazionale per l'energia atomica).

Perché è un'operazione sicura

Non c'è nessun pericolo, quindi, con buona pace dei catastrofisti che pongono l'accento sul contenuto del trizio nelle acque, sostanza radioattiva già largamente utilizzata nelle lampade ma anche in ambito di orologeria. La quantità è talmente minima da non impattare, in alcun modo, le acque dell'oceano dove sono già presenti concentrazioni di questo elemento che "verranno diluite nel corso degli anni nel settore nord occidentale del Pacifico, caratterizzato dalla presenza della corrente oceanica Kuroshio" determinando "una variazione non significativa della sua presenza naturale in quelle acque".

Molti si chiedono come sia possibile l'assenza di impatto ambientale se quelle acque, un tempo, erano contaminate: innanzitutto il rilascio non avverrà tutto in una volta ma in maniera graduale - si parla di 30 anni - e, soprattutto, in questi 12 anni sono state abbondantemente pretrattate. Altro punto che riguarda la sicurezza sarà il costante monitoraggio tramite campionamenti dell'acqua, così da escludere qualsiasi problematica per la flora e la fauna presenti nell'area "che è stata ben studiata, sia per la dinamica oceanica superficiale sia per quella dei fondali. In tal senso, ripeto, gli effetti sono stati valutati non significativi", ha aggiunto Plastino.

Qual è il processo di rilascio

Come spiegato dal Washington Post, l'acqua, che prima era radioattiva, è stata opportunamente filtrata per rimuovere ogni singolo componente nocivo, ma soprattutto altamente diluita per abbattere la concentrazione di trizio: come detto, poi, il processo di rilascio avverrà in un arco temporale superiore ai 30 anni e la concentrazione di questo elemento, che difficilmente riesce a essere separato dall'acqua, dopo la diluizione sarà portata agli stessi livelli di quanto già presente nell'oceano.

L'Aiea di cui fa parte il prof. Plastino ha lavorato in sinergia con esperti di fama mondiale provenienti dai laboratori di tutto il mondo, dall'Argentina al Regno Unito passando per la Corea del Sud e il Vietnam. Il rapporto finale stilato è stato unanime, approvando la fattibilità della procedura secondo i massimi standard di sicurezza. L'obiezione, però, è legittima: ma non esistevano altre modalità per smaltire quell'acqua? L'alternativa sarebbe stata la sua vaporizzazione "con conseguente rilascio in atmosfera. Ma le dinamiche atmosferiche, con la loro elevata variabilità sia a breve sia a lungo termine, hanno fatto propendere per la soluzione oceanica".

Attenzione e sicurezza sì, allarmismo ingiustificato specialmente da chi non è un addetto ai lavori no: lo dice concludendo il prof. Plastino che ricorda come, per oltre 60 anni, siano stati studiati "gli impatti ambientali dei test nucleari effettuati in mare", uno dei settori più battuti in assoluto, ed è per questa ragione che l'attenzione non deve "tramutarsi in allarmismi ingiustificati dal punto di vista scientifico.

I pregiudizi, sul nucleare o su qualsivoglia altra materia, come per esempio i vaccini, nascono da una scarsa conoscenza della realtà, che lascia spazio a reazione emotive e non razionali".

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