Cronaca internazionale

La polizia indonesiana stronca un inquietante traffico di organi via social

Almeno 12 le persone coinvolte, tra cui un agente di polizia e un ufficiale dell'immigrazione

La polizia indonesiana stronca un inquietante traffico di organi via social

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Le autorità indonesiane hanno scoperchiato un'inquietante attività di commercio di organi umani in cui risultano coinvolti anche poliziotti e ufficiali dell'immigrazione, grazie alla collaborazione dei quali i trafficanti riuscivano a inviare i venditori in Cambogia per provvedere alle visite mediche e quindi all'operazione chirurgica di asportazione.

Per il momento la polizia di Jakarta ha tratto in arresto 12 persone, tra le quali un agente e un ufficiale dell'immigrazione, ma è bene sottolineare il fatto che si tratta di numeri parziali, dato che le indagini sono tuttora in corso e le autorità locali, come spiegato dal coordinatore per i crimini generali Hengki Haryadi alla stampa locale, hanno intenzione di andare fino in fondo per stroncare definitivamente l'attività dei trafficanti di organi umani.

Ad ora sono 122 le disperate persone, tra cui insegnanti, operai e dirigenti, ad essere cadute nella rete dell'organizzazione, ma gli inquirenti sono alla ricerca di altre vittime per poter disporre anche della loro preziosa testimonianza con l'obiettivo di ampliare il campo di ricerche e incastrare altri componenti del gruppo di criminali, compresi i "ganci" nelle alte sfere. "La maggior parte delle vittime ha perso il lavoro durante la pandemia e ha accettato di vendere i propri organi perché aveva bisogno di soldi", ha spiegato Haryadi, aggiungendo che sei di esse sono ancora sotto osservazione dei medici.

Nove dei sospetti erano ex vittime del traffico di organi, divenute a loro volta reclutatori di nuovi "venditori" per l'organizzazione tramite social network. I potenziali venditori entravano in contatto coi trafficanti in gruppi privati di donatori di rene su Facebook, dato che la donazione in Indonesia non è reato. Dopo di che fornivano i propri dati personali, come età, sesso e gruppo sanguigno. Superata la prima fase avveniva l'incontro presso un'abitazione in affitto a Bekasi, fuori Giacarta. L'ultima fase prevedeva il volo verso Phnom Penh, capitale cambogiana, per effettuare dei controlli medici presso un ospedale militare. Se tutto andava bene, gli organi dei "venditori" venivano combinati con clienti compatibili provenienti da altri Paesi asiatici come Cina, Malesia o Singapore.

Un altro degli imputati, infine, si occupava di dirottare le vittime all'ospedale Preah Ket Mealea nella capitale della Cambogia Phnom Penh per subire l'intervento chirurgico di asportazione a cui seguiva quello di trapianto in favore dei clienti. Secondo la polizia indonesiana il fatturato del commercio illegale di organi umani dal 2019 da parte del gruppo di sospetti è stato di circa 24,4 miliardi di rupie (1,6 milioni di dollari), mentre a ciascuna vittima venivano elargiti 135 milioni di rupie (9mila dollari).

I sospetti sono stati accusati di aver violato la legge indonesiana sulla tratta di esseri umani e rischiano un massimo di 15 anni di carcere e una multa fino a 600 milioni di rupie (39mila dollari). L'ufficiale dell'immigrazione di Bali è stato accusato di aver abusato del suo potere e di aver falsificato documenti per far viaggiare le vittime all'estero, ricevendo 3 milioni di rupie (200 dollari) per ogni persona che faceva entrare clandestinamente in Cambogia.

L'ufficiale di polizia di Bekasi, identificato solo con l'iniziale M., avrebbe ricevuto 612 milioni di rupie (40mila dollari) per aver aiutato i trafficanti a spostarsi da un luogo all'altro con lo scopo di evitare i controlli delle autorità, ed è anche accusato di aver ostacolato le indagini.

La polizia ha fatto sfilare i 12 sospetti in una conferenza stampa dello scorso 20 luglio.

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