Cronaca internazionale

Francia spaccata sul divieto dell'abaya. La sinistra fa ricorso: "Crudele e incostituzionale"

La sinistra francese ha intenzione di portare al Consiglio di Stato il nuovo divieto d'indossare l'abaya nelle scuole pubbliche. "È contrario alla costituzione", ha detto il leader di France Insoumise Jean-Luc Mélenchon

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Jean-Luc Mélenchon si è scagliato contro la decisione del governo francese di vietare di indossare l’abaya nelle scuole pubbliche. Il suo partito di sinistra radicale, France Insoumise (Lfi), ha addirittura intenzione di portare la decisione annunciata dal ministro dell’Istruzione, Gabriel Attal, davanti al Consiglio di Stato. La notizia è stata fatta trapelare da Manuel Bompard, coordinatore di Lfi, che ha manifestato la volontà di attaccare la suddetta decisione definita "crudele".

Una decisione "crudele"

Ai microfoni dell’emittente France 2, Bompard ha usato parole al vetriolo. "Proporrò al nostro gruppo parlamentare di portare questo regolamento all'attenzione del Consiglio di Stato", ha dichiarato, sottolineando di ritenere il divieto "contrario alla Costituzione", nonché "pericoloso e crudele".

In sintonia con le affermazioni del leader Mélenchon, il coordinatore di France Insoumise ha anche ribadito che il nuovo divieto "si tradurrà, ancora una volta, in una discriminazione nei confronti di giovani donne, in particolare di giovani donne di fede musulmana, e non credo che ne abbiamo bisogno nel nostro Paese".

"Le autorità religiose di fede musulmana dicono che l'abaya non è un indumento religioso quindi, non vedo perché dovrebbe essere vietato", ha aggiunto evidenziando come la presa di posizione del partito contro il nuovo regolamento sia in realtà assolutamente in linea con la difesa della laicità dello Stato francese. "Quando si inizia a regolamentare l'abbigliamento, in particolare quello femminile, si apre un vaso di Pandora dal quale non c'è scampo", ha avvertito ancora Bompard.

Le parole di Mélenchon

Nelle scorse ore, Mélenchon aveva affermato che l'inizio dell'anno scolastico era stato "politicamente polarizzato da una nuova assurda guerra di religione". "Tristezza nel vedere il ritorno a scuola politicamente polarizzato da una nuova assurda guerra religiosa del tutto artificiale per l'abito femminile", ha scritto l’esponente della sinistra radicale francese su X. "Quando arriveranno la pace civile e la vera laicità che si unisce invece ad esasperare? ", si è chiesto ancora lo stesso leader politico infiammando il dibattito transalpino.

Il leader dei deputati della Lfi, Mathilde Panot, ha deriso, sempre su X, "l'ossessione" di Gabriel Attal : "Musulmani. Nello specifico, i musulmani". "Fino a che punto si spingerà la polizia dell’abbigliamento?", si è quindi indignata la deputata Lfi Clémentine Autain, giudicando questa decisione "incostituzionale, contraria ai principi fondanti della laicità" e "sintomatica del rifiuto ossessivo dei musulmani".

Il dibattito si infiamma

Ricordiamo che lo scorso giugno, Melenchon aveva affermato che l'abaya "non ha nulla a che fare con la religione", sostenendo che il problema della scuola in Francia non avesse a che fare con questo indumento quanto con "la mancanza di insegnanti".

All'interno del Partito socialista la decisione è stata invece accolta più favorevolmente. Come ha sottolineato Le Monde, il deputato Jérôme Guedj ha dichiarato che, in nome del principio di laicità, "la nostra bussola è il divieto di cartelli ben visibili a scuola". "Non appena l'abaya o il qami saranno indossati in una dimensione ostentata, allora dovranno essere vietati come consentito dalla legge del 2004, senza grosse difficoltà", ha spiegato.

A destra, la decisione è stata invece applaudita da Eric Ciotti (Lr): "Avevamo più volte chiesto la messa al bando dell'abaya nelle nostre scuole.

Saluto la decisione del Ministro dell'Istruzione Nazionale che ci dà ragione".

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