Cronaca internazionale

Che fine ha fatto il re del Marocco? Perché il sovrano si nasconde dopo il terremoto

Re Mohammed VI si è fatto vedere solo in un breve video senza audio dopo il sisma: in Marocco è mistero sul perché del suo silenzio

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Un breve video, di pochi secondi, senza audio e con il tradizionale fez in testa. La "presenza" del Re del Marocco dopo il devastante terremoto di sabato notte è tutta in questa sequenza. Al suo fianco c'è l'erede al trono, attorno al tavolo invece ci sono ministri e alti funzionari. Le tv locali hanno spiegato che in quel breve video il sovrano Mohammed VI è impegnato nell'impartire direttive e ordini per affrontare l'emergenza. Il problema, sempre più pressante sotto il profilo politico a Rabat, è che al di là di quel video il Re è rimasto in silenzio.

Nessuna visita nei luoghi terremotati

I giornalisti stranieri presenti a Rabat hanno colto subito gli umori della popolazione. I sudditi di Mohammed VI appaiono perplessi sulla strategia del sovrano dopo il sisma. Il Paese è in lutto, tutte le moschee, peraltro su ordine dello stesso sovrano, invitano a pregare per le oltre 2.600 vittime causate dal terremoto sull'Atlante. Eppure, la massima autorità politica (e morale) del Marocco è silente.

Per dare un'idea del perché della perplessità dei cittadini, occorre considerare che nel Paese ogni attività commerciale e ogni ufficio pubblico ha almeno una foto del sovrano appesa alle pareti. E anche in molte case private non mancano riferimenti e cornici inneggianti alla casa reale. Non solo, ma negli ultimi anni il rapporto tra monarchia e cittadini è sembrato molto forte. Il Marocco è l'unico Paese arabo dove non hanno attecchito le primavere del 2011. A Rabat, a differenza che in altre capitali mediorientali, non ci sono state violenze di piazza o tensioni sociali particolari.

E questo per molti analisti è merito proprio del sovrano. Mohammed VI ha introdotto molte riforme, ha contribuito a perfezionare i meccanismi della giovane democrazia marocchina, aprendo la strada a una vera e propria monarchia costituzionale. Anche l'islamismo di recente sembra aver fatto passi indietro. Sotto il profilo prettamente politico, i partiti collegati ai Fratelli Musulmani hanno perso le ultime elezioni a favore di una coalizione più liberale.

Inoltre l'economia marocchina è in crescita e ha superato parzialmente anche le turbolenze legate al Covid. Infrastrutture e nuove vie di comunicazione costituiscono il perno della strategia di crescita attuata dal sovrano. Dunque, l'attuale distacco sta lasciando una velata scia di malcontento. Ma alla perplessità non si sta affiancando la sorpresa. Negli ultimi anni, come rimarcato da molti corrispondenti stranieri, il Re ha trascorso più tempo all'estero che in patria.

"Un Re suo malgrado" è l'espressione di recente bisbigliata a Rabat. Al potere dal 1999, quando aveva 36 anni, oggi forse Mohammed VI porta con sé il peso di un lungo governo. Con la salute che, come confermano altri rumors dalla capitale marocchina, non sempre lo accompagna. La notte del sisma era a Parigi, in un castello acquistato dal padre negli anni '70. Poi è tornato a Rabat. Ma da allora non si è fatto vedere, tranne che per il video senza audio di pochi secondi.

Perché l'assenza del Re è un problema politico

Se è vero che il Marocco è una monarchia costituzionale, con un governo e un parlamento pienamente operativi, dall'altro però il sovrano non è affatto una figura relegata a un mero ruolo istituzionale. Anzi, Mohammed VI ha ancora molti poteri in fatto di indirizzo politico e di scelte delle linee di politica estera. Ed è inoltre capo delle forze armate.

Non solo, ma per consuetudine mai un rappresentante marocchino può farsi ritrarre ufficialmente prima del Re. Ecco quindi che l'assenza del sovrano dalle aree terremotate è destinata a diventare un problema politico. Nessun ministro e né tanto meno il premier può farsi ritrarre con la popolazione terremotata finché sui luoghi non si recherà Mohammed VI. Lo stesso governo rischia quindi di mostrarsi distaccato dagli enormi problemi che stanno affrontando le aree disastrate.

Circostanza che potrebbe portare a non pochi malumori nei prossimi mesi.

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