Cronaca internazionale

Stangata a Orlov. Trenta mesi per "odio verso l'esercito"

Il dissidente russo, settantenne, è stato condannato per aver screditato l'esercito russo per le sue posizioni contrarie alla guerra in Ucraina

Oleg Orlov
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Stangata a Orlov. Trenta mesi per "odio verso l'esercito"

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Due anni e mezzo di carcere. È la pena a cui il tribunale Golovinsky di Mosca ha condannato ieri Oleg Orlov, il settantenne dissidente russo e copresidente del gruppo per i diritti umani Memorial, vincitore del Premio Nobel per la pace.

Orlov è stato condannato per aver screditato l`esercito russo per le sue posizioni contrarie alla guerra in Ucraina. L`accusa aveva chiesto una condanna a due anni e 11 mesi, sostenendo che Orlov avesse pubblicato un articolo critico, dettato dalla sua «ostilità contro i tradizionali valori spirituali, morali e patriottici russi» e dall`odio verso l`esercito russo. Dopo la sentenza Orlov è stato ammanettato e condotto fuori dall`aula, scortato da otto agenti con il volto coperto da passamontagna e il giubbotto antiproiettile, salutato dagli applausi dei sostenitori presenti in aula. La condanna di Orlov ha suscitato l`indignazione di 28 organizzazioni russe e internazionali per la difesa dei diritti umani, che parlano di «sentenza ingiusta e motivata da ragioni politiche», di «parodia della giustizia» e di «attacco al diritto della libertà di espressione».

Orlov, un biologo, si è battuto per tutta la vita contro il totalitarismo, fin da quando, all`inizio degli anni Ottanta, protestava con volantini diffusi per le strade di Mosca contro la repressione del movimento Solidarnosc in Polonia e l`invasione dell`Afghanistan da parte dell`Urss. Nel 1988, inizia a partecipare alle discussioni di Memorial per la riabilitazione delle vittime del terrore sovietico, la denuncia delle violazioni dei diritti umani, la costruzione di monumenti per le vittime.

Con gli anni assieme al fisico Aleksandr Cherkasov documenta con un lavoro quasi da giurista le violazioni compiute dalle forze militari russe, che ha portato davanti a tribunali in Russia e alla Corte europea per i diritti dell`uomo di Strasburgo.