Cronaca internazionale

Dai chip per i tank ai diamanti: così Mosca che evita le sanzioni

Il peso delle sanzioni si fa sentire sull'economia russa, ma non tutti i settori ne sono usciti così colpiti come credevano i governi occidentali. Sia sull'import che sull'export qualcosa non torna

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L'efficacia delle sanzioni nei confronti della Russia è un interrogativa che incuriosisce osservatori e analisti. Davvero il regime di blocchi contro Mosca ha avuto l'effetto desiderato? Alcuni iniziano a porsi dei dubbi e questo per una semplice ragione: vietare è formalmente facile, ma tracciare e bloccare tutte le transazioni che in un secondo momento arrivano nella Federazione è un altro paio di maniche.

Componenti occidentali in Russia

L'ultima indiscrezione riportata da Repubblica è quella di un componente tecnologico (una centralina elettronica usata anche in ambito militare) giunto in Russia dall'Italia attraverso la società Yumak. Ma questo è solo l'ultimo tassello di un complesso mosaico di società russe che, pur non entrando direttamente in contatto con controparti occidentali, riescono comunque a raggiungere i mercati stranieri facendo in modo che tutte le parti in gioco eludano le sanzioni. E questo accade in larga parte attraverso transazioni con altri Paesi che non rispetto o non sono coinvolte dal regime sanzionatorio imposto da Stati Uniti e Unione europea.

Molti think tank e molte inchieste giornalistiche hanno ad esempio acceso i riflettori sul curioso aumento dell'export verso Paesi alleati o vicini alla Russia proprio dall'iniio della guerra in Ucraina. Un cambiamento che, a detta di molti, è la prova delle triangolazioni con Mosca, che riesce quindi a ricevere beni vietati attraverso l'acquisto in altri Stati. E questo assume un particolare peso soprattutto per quanto concerne le forniture militari, dal momento che le sanzioni successive allo scoppio della guerra in Ucraina nascono proprio dall'esigenza di frenare le ambizioni e le capacità delle forze armate di Vladimir Putin.

I problemi al contrario

Ma questo vale anche al contrario, come dimostrato dalle accuse sul petrolio o sui diamanti russi che arrivano comunque in Occidente. Per quanto riguarda l'oro nero, diversi osservatori hanno ad esempio puntato il dito sull'aumento delle importazioni da Paesi che hanno ancora ottimi rapporti con la Federazione Russa, e che di fatto rivendono quello stesso petrolio a chi ne ha imposto l'embargo.

Stesso discorso vale per il gas, su cui tra l'altro va ricordato un report di Global Witness secondo cui (scrive Wired) "nei primi sette mesi del 2023, i vari paesi dell’Unione europea hanno acquistato circa il 52% di tutti i 41,6 milioni di metri cubi di gas naturale liquefatto esportati dalla Russia". E questo, continua il portale, implica anche un aumento rispetto al 2022 e al 2021. Se il gas da gasdotto non arriva, arriva comunque quello liquefatto dovuto ai contratti a lungo termine.

I diamanti impossibili da tracciare

Un altro settore interessante è quello dei diamanti, uno di quelli che fanno arrivare molti rubli nel territorio russo. Funzionari e analisti hanno denunciato più volte che le sanzioni sui diamanti russi sono sostanzialmente elusi perché è impossibile tracciare le pietre dall'inizio del loro arrivo in un determinato Paese che poi li lavora, li rietichetta e li rivende in Europa.

E il denaro entrerà comunque nelle casse di Mosca.

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