Cronaca locale

Disordini, roghi, rivolte tra migranti. Notte a ferro e fuoco a Milano

Gli animi sono tesi a Milano, dove la polizia è stata costretta a due cariche per disperdere i facinorosi in coda per il permesso di soggiorno e al Cpr sono stati appiccati alcuni incendi

Disordini, roghi, rivolte tra migranti. Notte a ferro e fuoco a Milano
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Nuova nottata di disordini presso l'ufficio immigrazione di via Cagni a Milano, ancora una volta al centro delle cronache per i disordini causati dagli stranieri in coda per ottenere un permesso di soggiorno. Questa struttura da tempo presenta criticità per il mantenimento dell'ordine pubblico a causa delle centinaia di persone che si accalcano sul posto per essere tra i primi della fila e avere così la certezza di poter inoltrare la domanda prima che chiuda l'ufficio. Ma mentre crescevano i disordini in via Cagni, in via Corelli, sempre a Milano, sono montate le proteste all'interno del Cpr, in contemporanea con le proteste di Torino.

I disordini di via Cagni

Nella notte tra domenica 5 e lunedì 6 febbraio, poche ore dopo i cortei degli anarchici in tutta Italia, circa 600 immigrati si sono ritrovati in via Cagni in attesa dell'apertura degli uffici questa mattina. Via Cagni è stata ormai trasformata da queste persone in un accampamento abusivo, con tanto di tende in cui gli stranieri passano la notte all'addiaccio senza le minime accortezze igienico-sanitarie. Qui si ritrovano gruppi diversi di individui, spesso facinorosi, che aggravano una situazione di già difficile gestione per gli uomini dello Stato, costretti a interventi di forza per evitare conseguenze ben più gravi.

In più occasioni, infatti, sono stati individuati soggetti in possesso di armi bianche e oggetti atti a contundere. Non di rado, inoltre, gli uomini della polizia sono stati fatti oggetto di sputi, minacce e intimidazioni da parte degli stranieri. Uno scenario che si è ripetuto anche nelle ultime ore, quando la situazione rischiava di degenerare a causa di un gruppo di stranieri particolarmente agitati, che hanno messo a repentaglio la sicurezza pubblica. A quel punto, gli agenti sono dovuti intervenire per ristabilire l'ordine ed è stato necessario effettuare due cariche di alleggerimento per riportare la situazione alla calma.

"Milano paga il prezzo più alto"

"Per la questione di via Cagni ho presentato un'interrogazione al ministro della Giustizia, per chiedere di decentrare gli immigrati. Milano, infatti, sta pagando un prezzo alto dovuto al fatto che la sua questura è efficiente. Mi dicono che arrivano a Milano anche da Potenza per fare la richiesta di asilo", ha dichiarato a ilGiornale.it Riccardo De Corato, componente della prima commissione Affari costituzionali in parlamento. "Non vedo perché non si possano mandare queste persone anche altrove, sia in Lombardia che in Piemonte, in Veneto e in altre regioni. Perché concentrare questa quantità di richiedenti asilo africani a Milano e in via Cagni?", prosegue De Corato. "Il lunedì in via Cagni è un inferno e i residenti di tutta quell'area di Niguarda non devono subire conseguenze di questo tipo. Inoltre, la prefettura di Milano deve far fronte a una enorme quantità di richieste di asilo e non credo sia giusto concentrare tutto lì, soprattutto perché poi si intasa", ha concluso il deputato di Fratelli d'Italia.

"Non passa lunedì mattina senza che che la Polizia di Stato sia costretta a intervenire per disperdere le centinaia di immigrati che fanno pressione sulla caserma di via Cagni per chiedere nuovi documenti: problemi che si ripetono ogni settimana e a cui il Comune non sta dando alcuna risposta in supporto agli agenti. Perché non viene impiegata anche la Polizia Locale per dare una mano?", ha dichiarato a ilGiornale.it Silvia Sardone, europarlamentare e commissario cittadino milanese della Lega.

Rivolte al Cpr di via Corelli a Milano

Mentre gli agenti erano impegnati a disperdere i facinorosi in via Cagni, al Cpr di via Coreli scoppiava il caos. Nel centro per i rimpatri, una quarantina di cittadini stranieri lì trattenuti, al termine di disordini che hanno coinvolto due blocchi della struttura, hanno appiccato incendi all'interno delle camere e cagionato numerosi danni ai padiglioni. Un evento quasi contemporaneo a quello di Torino. Uno dei trattenuti de Cpr è stato portato all'ospedale Fatebenefratelli con un principio di intossicazione. I poliziotti della Questura di Milano stanno ricostruendo le dinamiche e le eventuali responsabilità circa la situazione creatasi che, dalle ore 04.30, si è progressivamente normalizzata. Una rivolta che arriva a poche ore dalle manifestazioni anarchiche, andate avanti al grido di: "Galere e Cpr non non ne vogliamo più, colpo su colpo le tireremo giù".

"Ecco chi c'è nei Cpr di Milano"

"È evidente che c'è una continua campagna di sobillazione che viene portata avanti dalla sinistra, soprattutto da quella radicale e dei centri sociali, che vengono tollerati a Milano", ha spiegato Riccardo De Corato a ilGiornale.it. "Gli anarchici sono i centri sociali: sembra siano cose diverse ma stanno tutti insieme. A Milano sono frequentati costantemente da anarchici. Poi non so chi sono gli altri, ma loro ci sono, come abbiamo visto a Opera e al carcere minorile Beccaria, in Centrale", ha spiegato ancora il deputato, sottolineando il ruolo di questi gruppi nel fomentare i clandestini dei Cpr. "A Milano ci sono migliaia di clandestini: 150mila sono musulmani, più i sudamericani e via dicendo. Andiamo a cifre iperboliche. Quelli che vengono fermati e commettono dei reati, che quindi vengono portati in via Corelli, dobbiamo sperare che vangano rimandati nei Paesi di origine, perché c'è una costante. Abbiamo una presenza di gente che esce dalle galere tunisine, marocchine, algerine ed egiziane e li ritroviamo in territorio italiano", ha spiegato ancora Riccardo De Corato.

È evidente il rischio che implica una concentrazione così alta di personaggi già pregiudicati, che si sentono liberi di delinquere, minando la sicurezza delle nostre città. "Gente che è sbarcata solo una settimana fa in Italia si scopre che ha precedenti nei Paesi di origine. Questo vuol dire che qualcuno ce li manda, che questi barchini vengono caricati di persone che hanno commesso reati. Questi sono quelli che sono al Cpr di Corelli, dove speriamo restino in custodia". ha proseguito il deputato. Ma la continua opera di fomentazione e sobillazione dei centri sociali, "storicamente dalla parte dei delinquenti e di persone che commettono reati", eccita gli animi di queste persone, mirando all'evasione, tentando di farla fare franca a questi individui.

Rischio rivolte alimentato dai centri sociali

Vista la situazione, Riccardo De Corato ha annunciato a noi de ilGiornale.it che solleciterà il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, a un controllo più stringente sui centri sociali di Milano. "Alcuni di questi centri sociali sono in stabili del Comune. Palazzo Marino vuole farsi carico di liberarli d questi signori o li dobbiamo continuare a tenere lì? Nessuno pensa di buttarli fuori e adesso chiederò al ministro. È bene dare uno sguardo a questi luoghi dove vengono organizzate le manifestazioni per invitare alla rivolta nei Cpr", ha concluso De Corato.

Una posizione simile è quella assunta da Silvia Sardone: "C’è qualcuno che soffia sul fuoco sfruttando i clandestini per la propria propaganda immigrazionista e anche in questo caso i poliziotti vengono lasciati soli a gestire situazioni complicatissime. Condivido le legittime preoccupazioni del sindacato Sap e mi auguro che al più presto vengano prese delle contromisure efficaci e rapide".

L'immobilismo del Comune è parte del problema: "Per tutto ciò dobbiamo ringraziare il sindaco Sala, Majorino e le giunte di sinistra che si sono susseguite alla guida di Milano, tra marce pro irregolari e tavolate multietniche: grazie a loro la città e diventata un campo profughi a cielo aperto e ne stiamo ampiamente pagando le conseguenze…".

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