Cronaca locale

I pusher con lo stipendio da 2500 euro al mese: la rete della droga a Bologna

Sono 44 le misure cautelari scattate nei confronti di un gruppo criminale che ha visto coinvolti cittadini italiani, albanesi, tunisini e pakistani. Ecco come funzionava la rete della droga a Bologna

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Maxi-operazione della polizia di Stato, coordinata dalla Dda di Bologna, che ha inferto un duro colpo alla rete di spaccio presente nella città capoluogo dell'Emilia-Romagna. In tutto, fanno sapere gli inquirenti, sono state 44 misure cautelari, che hanno incluso arresti, domiciliari, e divieti o obblighi di dimora. Un grande risultato per le forze dell'ordine, da sempre impegnate nella lotta al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti.

L'operazione

Stando a quanto riferito dal comunicato ufficiale diramato dagli inquirenti, il blitz di oggi è stato il risultato del lavoro svolto dalla squadra mobile di Bologna, coordinata dalla Dda locale e, nello specifico, dal sostituto procuratore Roberto Ceroni. La maxi-operazione ha portato all'esecuzione di 44 misure cautelari, suddivise in 28 custodie cautelari in carcere, 5 arresti domiciliari e 11 divieti di dimora o obblighi di dimora a Bologna.

In questo modo è stato inferto un duro colpo a una grossa rete della droga che aveva a poco a poco conquistato il centro storico della città. Un'attività illecita sviluppatasi grazie al sodalizio di vari personaggi, fra cui italiani, tunisini, albanesi e pakistani. Unendo le forze di vari elementi, il gruppo criminale aveva ormai il monopolio dello spaccio nel centro storico bolognese. Un controllo che durava da anni e che aveva portato ampi guadagni nelle tasche dei singoli componenti. Basti pensare che i vertici dell'associazione riuscivano a garantire ai loro pusher un'entrata mensile di ben 2.500 euro. Un lauto stipendio che sarebbe stato garantito anche in caso di arresto.

Gli spacciatori avevano vari metodi per nascondere la loro merce. Talvolta la occultavano all'interno della bocca, altre fra i binari della ferrovia, dove andavano poi a recuperarla.

Come funzionava la rete

Nel corso delle indagini gli investigatori della polizia hanno documentato attentamente l'attività del sodalizio. Sono state individuate le sedi logistiche in cui la droga veniva preparata e confezionata prima della vendita. Fra le varie zone della città maggiormente battute dagli spacciatori non solo il centro storico di Bologna, che era il punto nevralgico, ma anche via Saffi, via Mascarella, via dello Scalo.

I membri italiani del gruppo provvedevano ad acquistare ingenti quantità di cocaina da conoscenti albanesi. I pakistani, invece, avevano fornitori per l'eroina. Dalla Spagna, invece, arrivava l'hashish (l'ultimo acquisto era di 20 kg).

Così il gruppo criminale aveva varie sostanze stupefacenti da offrire alla propria clientela. Gli inquirenti hanno registrato oltre cento cessioni di stupefacente giornaliere. Accertate 5mila cessioni di cocaina e 1500 cessioni di eroina.

Come sono partite le indagini

Le indagini sarebbero partite dopo un violento episodio di aggressione. Un gruppo di tunisini aveva infatti preso di mira un connazionale che si era rifiutato di vivere nell'illegalità e di partecipare all'attività di spaccio.

L'attività investigativa ha portato non soltanto alle 44 misure cautelari, ma anche al sequestro di 3 kg di cocaina e 1 kg di eroina, in parte già confezionate e pronte alla vendita, e 6 kg di hashish. Sequestrati anche 30mila euro in contanti. Oltre 400 uomini in divisa hanno preso parte all'operazione.

"Congratulazioni alla Questura di Bologna e alla Dda. Si tratta di un importante intervento per la legalità e la lotta al traffico di droga. La criminalità a Bologna va sradicata e serve la collaborazione di tutti. Non è il primo intervento di questo tipo e serve continuare.

Sempre al fianco delle forze dell'ordine e della magistratura che ringraziamo per il loro lavoro", ha commentato il sindaco di Bologna Matteo Lepore.

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