Cronaca locale

Mancano bagnini, allarme a Ostia. Che succede?

Due giorni fa la morte di un bagnante di 83 anni sulla spiaggia libera di Ponente: intanto scoppia la polemica

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Burocrazia lunga e bandi poco interessanti che per questo motivo vanno deserti: nelle spiagge libere di Ostia continua a creare allarme la grave carenza di bagnini, in quella che è una delle zone di mare maggiormente frequentate dai romani. Con l'arrivo del periodo "più caldo" delle ferie, ovviamente, la situazione corre il rischio di divenire ancora più critica.

L'ultimo grave episodio è stato il decesso di un bagnante di 83 anni avvenuto lo scorso martedì 4 luglio sulla spiaggia libera di Ponente: la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso, portando al centro della ribalta ancora una volta la situazione emergenziale del litorale ostiense. Gli arenili "liberi" da Levante a Ponente restano pericolosamente sguarniti, e il cartello che in modo sintetico e freddo avvisa i bagnanti del rischio di "balneazione non sicura" inizia a stare stretto. Tratti di spiaggia oramai abbandonati al loro destino, nonostante l'affollamento, spesso sprovvisti dei servizi basilari: per quelli igienici, ad esempio, i cittadini devono obbligatoriamente accontentarsi dei bagni chimici. Senza parlare dei rischi che si corrono a entrare in acqua per farsi una semplice nuotata, dato che i bagnini continuano a latitare su tutto il litorale.

"La morte del turista di 83 anni è una tragedia annunciata", spiegano alcuni bagnanti a Il Messaggero. Appena tre settimane prima, invece, a salvare la vita a un ragazzino di 13 anni colto da malore era stato un bagnino dipendente di uno stabilimento balneare. "Serve la guardiania a mare sulle spiagge libere", aveva dichiarato quest'ultimo dopo l'episodio. Un appello caduto nel vuoto e ignorato dal Municipio X, che si era limitato a congratularsi col bagnino-eroe senza muovere un dito per risolvere il problema.

Situazione drammatica

"La Capitaneria di porto di Roma deve imporre i bagnini sulle spiagge libere del Municipio X come ha fatto la Capitaneria di porto di Ladispoli per Cerveteri a seguito di due tragedie sventate", scrive in una nota l'associazione Labur. "È incredibile che la Capitale d'Italia, che ha sempre avuto i propri bagnini, si sia ridotta a sottostare ad un mercato indegno degli assistenti bagnini che sfocia nel caporalato, gestito dalla cosiddetta 'quattro sorelle', quattro società che dal 2012 vincono sempre le gare stagionali per l'affidamento del salvataggio a mare", si legge ancora nel comunicato.

"Addirittura i bandi di gara sono fatti al ribasso, con un numero di postazioni inferiore a quello richiesto dalla Capitaneria", puntualizza la nota, "così ad Ostia restano sguarniti 2 chilometri di spiaggia già da un mese, a Castel Porziano mancano 2 postazioni e a Capo Cotta i chioschi ne forniscono solo 8 sulle 25 richieste". "In pratica l'obbligo dei bagnini vale solo per gli stabilimenti balneari che, tra l'altro, hanno anche i defibrillatori. Incredibile che non vengano inclusi nella dotazione per la sicurezza a mare, diversamente da altre parti d'Italia che almeno ne valutano la facoltà", scrive ancora l'associazione Labur. "Sarebbero infatti 'troppo costosi' in termini di manutenzione per inserirli nelle gare comunali relative alle spiagge libere. Dunque, il Municipio, che oggi si duole per la morte di un uomo è lo stesso che risparmia sulla sicurezza a mare dei bagnanti, pur avendo ricevuto oltre 300mila euro dalla Regione Lazio", conclude polemicamente il comunicato.

Il commento del presidente

"Esprimo con grande dolore il mio cordoglio, e quello di tutto il Municipio X di Roma Capitale", scrive invece il presidente Mario Falconi.

"Difendo con forza l'operato dell'amministrazione e di Roma Capitale per aver fatto tutto quanto in nostro potere per garantire il migliore servizio possibile, nell'osservanza delle prescrizioni di legge, come accertato dalla Capitaneria di porto e dalla magistratura", conclude Falconi.

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