Cronaca locale

Niente più dipendenti inoperosi: Ama ora ci prova così

I diretti interessati avranno due opzioni: o si ricicleranno in altre mansioni compatibili con le proprie condizioni fisiche o ridurranno il contratto lavorativo a part-time al 50% per tre anni

Niente più dipendenti inoperosi: Ama ora ci prova così
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Ama tenta di correre ai ripari e studia, di comune accordo coi sindacati Cgil, Cisl, Uiltrasporti e Fiadel, un modo per recuperare risorse umane da reimpiegare nei propri ranghi. E lo fa "pescando" nel mare magnum dei dipendenti inidonei alle mansioni loro attribuite al momento dell'inserimento: un modo di evitare di arrivare all'estrema soluzione del licenziamento.

La proposta

Stando all'accordo firmato con le sigle sindacali di cui sopra, la municipalizzata fornirà ai dipendenti due differenti soluzioni tra cui scegliere. La prima prevede una riqualificazione professionale e dunque la ripresa del lavoro: chi deciderà di percorrere questa strada potrà scegliere, ad esempio, di operare presso gli uffici che si occupano della Tari, trasferirsi alla centrale operativa, oppure occuparsi del verde cittadino, della pulizia delle strade o della manutenzione.

Ai dipendenti che rifiuteranno di essere reimpiegati in nuove mansioni, sarà offerta la possibilità di modificare il proprio rapporto lavorativo a part-time al 50% per un triennio. Un modo di risparmiare rispetto alla situazione attuale, rimandando il problema di ulteriori tre anni. Questa chance sarà fornita a coloro che risulteranno inidonei anche dopo le visite mediche e dunque impossibilitati a lavorare: trascorso un triennio di stipendio dimezzato, i diretti interessati saranno nuovamente contattati da Ama per fare un nuovo punto della situazione.

Problema atavico

Con questo accordo, Ama cerca quindi di mettere una pezza a un problema che si trascina da tempo, con l'obiettivo di risparmiare e al contempo di recuperare forza lavoro. Stando a quanto riferito da Repubblica, la partecipata sta concentrando la propria attenzione su un bacino di circa 1.500 dipendenti completamente o parzialmente inidonei già assunti in azienda.

Per documentare la loro inabilità al lavoro, sui certificati medici si trovano motivazioni di ogni genere. Si va dall'impossibilità di sollevare pesi superiori ai 10 chili fino ad arrivare a chi può utilizzare "solo l'arto superiore destro". C'è chi risulta sensibile agli agenti atmosferici, chi è afflitto da "mal di schiena cronico" e chi, più in generale, non può proprio effettuare alcuno sforzo fisico. Ciò significa che una nutrita fetta di dipendenti pagati dal Comune di Roma finisce con lo stare in ufficio senza svolgere alcuna mansione. Una situazione che crea due problemi distinti ma collegati tra loro: da un lato spreco di denaro e di forza lavoro, dall'altro forti difficoltà a tenere la città di Roma in condizioni di pulizia e di decoro urbano proprio per la carenza di personale da impiegare sulle strade.

Quelle guarigioni improvvise

Per mettere un freno a questa situazione, lo scorso maggio il vicedirettore generale Emiliano Limiti si fece promotore di un programma di intense e approfondite visite mediche per stanare eventuali impostori. Il risultato fu incoraggiante, dato che in tanti "guarirono" improvvisamente. Tra maggio e settembre furono in 300 a tornare idonei al lavoro nonostante che in precedenza non risultassero tali

Ama, grazie all'accordo siglato di recente, conta di poter completare entro il mese di febbraio il piano assunzionale previsto per il 2023: si prevede infatti l'inserimento dei primi 80 nuovi impiegati del gruppo di 600 che dovranno essere assunti dalla partecipata entro l'inizio del Giubileo 2025.

Cosa cambia ora

"Abbiamo ereditato, in Ama, una situazione, riguardante gli inidonei permanenti alla mansione che più volte abbiamo criticato", dichiara il sindacalista Cgil Giancarlo Cinciarelli, come riportato da Repubblica. "Essere inidoneo alla mansione non può significare che il lavoratore è inutile. Abbiamo sottoscritto un accordo che pone al centro la necessità di verificare percorsi di ricollocazione produttiva di chi ha perso l'idoneità", aggiunge. "In altre aziende ci sono stati licenziamenti, noi abbiamo concordato una misura migliorativa: il lavoratore non ricollocabile può optare per il part time", anticipa Cinciarelli."Conservare il posto di lavoro, per chi ha avuto la sfortuna di incorrere in una patologia invalidante, spesso dovuta all’usura della mansione, è stato un importante risultato etico", conclude.

Meno tenero il commento del capogruppo della Lega in Campidoglio.

"Negli anni non hanno mai portato risultati concreti: spero non sia l'ennesima illusione, la classica intesa per far vedere all’esterno che si sta facendo qualcosa, senza però ottenere risultati", affonda Fabrizio Santori.

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