Cronaca locale

Strage di Avellino: ex amministratore delegato di Aspi condannato a sei anni

La Corte d'appello ha ribaltato la sentenza di primo grado. L'ex ad Giovanni Castellucci condannato per non aver provveduto alla sostituzione delle barriere di sicurezza del viadotto di Acqualonga. Il manager: "Io capro espiatorio"

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La Corte d’appello di Napoli ha condannato a sei anni di reclusione l’ex amministratore delegato di Aspi Giovanni Castellucci per la strage del bus di Avellino. Il tribunale ha ritenuto colpevole l’uomo di omicidio colposo e di disastro colposo. La stessa pena è stata inflitta anche al dg dell’epoca Riccardo Mollo e ai dipendenti di Autostrade per l’Italia Giulio Fornaci e Marco Perna. Cinque anni di reclusione, invece, per il dirigente Nicola Spadavecchia e per il direttore di tronco Paola Berti, mentre i dipendenti Gianni Marroni e Bruno Gerardi sono stati condannati a tre anni. In primo grado erano stati tutti assolti.

La strage in questione è avvenuta la sera del 28 luglio 2013, lungo l’A16 all’altezza di Monteforte Irpino. Un autobus con problemi ai freni è precipitato dal viadotto Acqualonga, provocando quaranta morti. A Giovanni Castellucci viene contestata la “violazione delle norme che garantiscono la circolazione autostradale in condizioni di sicurezza, di avere omesso di provvedere alla riqualificazione dell'intero viadotto Acqualonga dell'A16 con la necessaria sostituzione delle barriere di sicurezza con quelle marcate CE, in ragione della intervenuta non conformità normativa di quelle esistenti al momento del sinistro non adeguate ad una infrastruttura autostradale”.

Il processo di secondo grado è iniziato il 7 gennaio 2021. Nella sua requisitoria del 4 maggio 2023, la procura generale di Napoli sostenne la sussistenza del nesso di causalità tra l'omessa sostituzione delle barriere e l'incidente mortale. Alla lettura della sentenza ha assistito anche una piccola rappresentanza di parenti delle vittime.

Alfonso Furgiuele, uno degli avvocati di Giovanni Castellucci, ha definito “incomprensibile” la decisione della Corte, sottolineando come “in oltre 50 anni di professione, non ricordo che una sentenza di assoluzione, sorretta da una motivazione solida, approfondita e giuridicamente ineccepibile, sia stata ribaltata in appello nonostante gli argomenti in essa sostenuti fossero stati tutti confermati e rafforzati”. Dello stesso parere si è detta anche Paola Severino, un altro avvocato di Castellucci: “La sentenza è sorprendente e distonica rispetto alle risultanze del dibattimento”.

Il legale del condannato ha sottolineato che l’ex ad aveva stanziato i fondi per sostituire le barriere su “oltre 2.200 chilometri di carreggiata, comprendenti quelli presenti sul viadotto in questione”. La decisione di non rinnovare i guardrail sul tratto di Acqualonga, secondo l’avvocato Severino, sarebbe stata presa nella fase esecutiva che non competeva a Castellucci. “È difficile comprendere in cosa consista la sua colpa, se non quella di essere l’ad dell’epoca”, ha concluso il legale.

Anche Giovanni Castellucci ha espresso il suo sconcerto, perché secondo lui "la sentenza va contro il senso comune e i fatti già accertati in primo grado e confermato, se ce ne fosse stato il bisogno, in primo grado". L'ex amministratore delegato di Aspi ha dichiarato di non riuscire a togliersi dalla testa il fatto che "questa sia una giustizia condizionata dalla esigenza superiore di trovare un capro espiatorio in presenza di tante vittime alle cui famiglie va, ancora una volta, il mio sincero e profondo cordoglio.

Una giustizia alimentata da un continuo flusso di falsità e disinformazione".

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