Scena del crimine

Omicidio Andrea La Rosa, parla il carabiniere che indagò sul calciatore ucciso

Il cadavere del 35enne fu ritrovato all'interno di un fusto di gasolio contenente acido. Per il delitto dell'ex calciatore del Brugherio calcio sono stati condannati all'ergastolo Antonietta Biancaniello e Raffaele Rullo

Omicidio Andrea La Rosa, parla il carabiniere che indagò sul calciatore ucciso

"Sin da subito ipotizzammo l'omicidio e la soppressione di cadavere. Nei giorni antecedenti al delitto, Raffaele Rullo aveva fatto alcune ricerche su internet: parole come 'acido', 'ascia', 'motosega'. Mamma e figlio avevano messo a punto un piano criminale". A parlare è il luogotente del Comando Provinciale di Milano Giulio Buttarelli che si occupò delle indagini sull'omicidio di Andrea La Rosa, l'ex calciatore 35enne ucciso nella notte tra il 14 e il 15 novembre del 2017. Il cadavere fu ritrovato all'interno di un fusto di gasolio contenente acido, circa un mese dopo la presunta scomparsa.

Per il delitto furono condannati all'ergastolo Raffaele Rullo, un conoscente della vittima, e la madre Antonietta Biancaniello. La sentenza, emessa a novembre del 2020 dalla Corte d'Assise d'appello di Milano, è stata confermata dalla Cassazione ad aprile 2022. Oltre all'omicidio di La Rosa, mamma e figlio sono stati condannati anche per il tentato omicidio di Valentina Angotti, l'allora moglie dell'imputato.

Maresciallo Buttarelli, quando cominciò a occuparsi della scomparsa di Andrea La Rosa?

"Quando Andrea La Rosa scomparve, la sera del 14 novembre 2017, la madre si trovava fuori città. Sicché fu la zia a denunciare la scomparsa del nipote alla compagnia di San Donato Milanese. Io appresi la notizia dal monitoraggio delle segnalazioni sulle persone scomparse e già il 17 novembre prendemmo contatti con i colleghi di San Donato per avere dei dettagli in più e poi il giorno seguente venimmo incaricati dal dottor Fusco di seguire l’indagine, quindi dal 18 novembre ".

Quale fu il dettaglio che destò immediatamente sospetti?

"Senza dubbio quello relativo al mazzetto di banconote, ottomila euro, che Andrea aveva messo nei calzini, a mo 'di parastinchi, la sera della scomparsa".

Cosa le fece pensare?

"Che sicuramente c'era qualcosa che non tornava in questa storia e dunque non poteva trattarsi di una scomparsa intesa come un allontanamento volontario".

Quale fu la mossa successiva?

"Dopo una serie di accertamenti, decidemmo di interrogare Raffaele Rullo, quello che doveva essere un amico di Andrea, che era già stato sentito dai colleghi di San Donato poiché risultava tra le ultime persone ad aver visto La Rosa la sera della scomparsa".

Che raccontò Raffaele Rullo?

"Rullo raccontò che la sera del 14 lui e Andrea si erano visti aggiungendo che La Rosa 'era nervoso' perché aveva alcuni problemi con la fidanzata".

Aggiunse altro?

"No. Ma fece l'errore, per fortuna, di tirare in ballo la madre".

Cioè?

"Quando si recò dai carabinieri di San Donato, portò con sé anche sua madre, Antonietta Biancaniello. Quindi, il 25 novembre, decidemmo di sentire anche lei".

Cosa disse Antonietta Biancaniello?

"Che la sera del 14 novembre aveva visto il figlio parlare animatamente sotto casa, a Quarto Oggiaro, con un ragazzo. Poi, quando il figlio era andato al lavoro, aveva notato quest'uomo (Andrea La Rosa, ndr) salire su una vettura con una 'targa gialla', quindi lasciò intendere che si trattasse di un'auto straniera".

Notò delle incongruenze nei racconti di mamma e figlio?

"Sì. Sì erano messi d'accordo sul canovaccio principale, ma non sui dettagli della versione ufficiale da raccontare ai carabinieri. E da lì capimmo subito che mamma e figlio erano coinvolti nella scomparsa di Andrea La Rosa".

Quando avete avuto la certezza che si trattava di un omicidio?

"Il 4 dicembre facemmo una nota alla procura della Repubblica in cui già avevamo ipotizzato l'omicidio e la soppressione del cadavere. Poi, con l'autorizzazione del procuratore aggiunto Eugenio Fusco, che coordinava le indagini insieme alla collega Maura Ripamonti, eseguimmo due accertamenti importanti, uno dei quali tramite la Apple. Andrea aveva un iPhone e quindi chiedemmo all'azienda se il suo telefono fosse collegato a qualche server. Ci fu comunicato che lo smartphone di Andrea risultava spento da poco dopo l'una della notte tra il 14 e il 15 novembre e non si era più riacceso. Il dato restituiva una certezza, cioè che La Rosa non si era mai spostato da Quarto Oggiaro".

E l'altro accertamento?

"Riguardava Rullo. Acquisimmo tutti i dati relativi alle navigazioni internet effettuate da Rullo nell'azienda presso cui lavorava col proprio account".

Cosa saltò fuori?

"Dall'analisi dei file di log riscontrammo che c'era stata una chiara pianificazione del delitto. Peraltro le ricerche fatte sul web da Rullo andavano di pari passo con l'evoluzione di una chat aperta che aveva con Andrea La Rosa in cui si parlava di soldi".

Che tipo di ricerche faceva Rullo?

"Cercava parole come 'acido', 'acido forte', 'ascia', 'motosega', 'teli protettivi'. Per giunta riuscimmo a ricostruire che, più di una volta, Rullo aveva disdetto l'incontro con La Rosa perché non aveva a disposizione tutto il materiale per dare seguito al piano criminale".

Quando fece l'ultima ricerca?

"Alle 2.39 del 14 novembre. Cercò su internet 'come calcolare il volume di un corpo umano' perché l'intento iniziale di Rullo era quello di infilare il cadavere di Andrea all'interno di un bidone e riempirlo di acido sperando che si corrodesse al punto da essere irriconoscibile o si decomponesse del tutto".

Quando ha capito che nel piano per eliminare Andrea La Rosa era coinvolta anche la madre di Rullo?

"Avevamo già dei forti sospetti sin dall'inizio. I dubbi divennero certezza quando intercettammo una conversazione tra mamma e figlio. Nella telefonata Rullo disse alla madre che doveva restituire per suo conto un oggetto a Leroy Merlin. Al quel punto, predisponemmo il servizio di pedinamento sulla Biancaniello e scoprimmo che l'oggetto da restituire era una motosega. Riscontrammo che Rullo l'aveva comprata durante il periodo di ricerche sul web, quando aveva considerato l'ipotesi di depezzare il cadavere, soluzione a cui poi rinunciò. E infatti la restituì al negozio".

Raffaele Rullo e la madre Antonietta durante la sentenza

Come siete arrivati alla svolta?

"Avevamo piazzato delle ambientali nella macchina di Rullo. Dalle intercettazioni emerse il fatto che aveva preso i soldi da Andrea La Rosa la sera della scomparsa. Il dettaglio saltò fuori durante un'accesa discussione con la moglie Valentina e da lì capimmo quale poteva essere stato il movente del delitto".

Quale fu il passaggio successivo?

"Rullo e la madre andavano e venivano da un magazzino fuori città. Quindi chiedemmo alla stazione competente del territorio di fare un controllo in quel posto pensando di trovare l'auto di Andrea, ma non fu così".

E poi?

"Un giorno il gestore del magazzino telefonò alla signora Biancaniello per dirle che doveva liberare il locale da un ingombrante. A quel punto la donna chiamò il figlio e Raffaele le spiegò come caricare questo oggetto, un bidone, all'interno della vettura. Nel frattempo scoprimmo anche che Rullo aveva affittato un box dove all'interno poi trovammo 24 litri di acido".

A quel punto cosa avete fatto?

"Decidemmo di pedinare la signora Biancaniello. Dopo aver caricato il bidone all'interno dell'auto, e aver percorso qualche chilometro, fece una cosa che ci spiazzò".

Ovvero?

"Parcheggiò la macchina in doppia fila, col cadavere nel baule, e si fermò al bar per prendere un caffè. Pensammo che potevamo aver preso un granchio perché, chiaramente, era abbastanza anomalo quel comportamento per una persona che verosimilmente poteva avere un uomo morto in auto. Non potendo intervenire, altrimenti avremmo rischiato di mandare tutto all'aria, decidemmo di farla fermare da un'altra pattuglia facendo passare l'accertamento come un controllo di routine su strada".

Cosa disse Biancaniello quando la fermarono?

"Disse che in quel bidone c'erano dei residui di olio del marito defunto. I colleghi lo tirarono fuori dal baule e notarono che la parte superiore era stata tagliata e il coperchio sigillato col nastro americano grigio. Io ero al telefono con un collega, mi disse che sentiva 'un odoraccio'. Una volta in caserma aprimmo il bidone: all'interno c'era il cadavere di Andrea. Dunque chiedemmo a un'altra pattuglia di fermare immediatamente Raffaele Rullo e accompagnarlo in caserma".

Cosa raccontarono mamma e figlio?

"Biancaniello si accollò tutta la responsabilità del fatto mentre il figlio faceva il 'finto tonto'. Addirittura finse stupore e sbigottimento quando gli dicemmo di aver trovato il cadavere dell'amico 'scomparso' nell'auto della madre".

Come uccisero Andrea La Rosa?

"C'era un taglio sulla gola di Andrea che lasciava intendere un tentativo di depezzamento, ma la ferita non era mortale. Andrea La Rosa fu narcotizzato con le benzodiazepine e morì per soffocamento causato da due fattori, per inalazione dei fumi dell'acido e per la costrizione all'interno del bidone in cui era stato chiuso".

Dopo l'arresto, emerse anche che Rullo aveva tentato di uccidere la moglie. Come lo avete scoperto?

"Durante le indagini sulla scomparsa di La Rosa, intercettammo una conversazione tra Rullo e la moglie Valentina in cui emerse che lei aveva avuto una sorta di incidente. Un giorno, dopo l'arresto, decidemmo di sentirla a verbale. Le chiesi chiarimenti al riguardo e la donna, mostrandomi dei tagli sui polsi, disse di aver tentato il suicidio ma di non ricordare nulla".

E poi?

"Insospettiti, acquisimmo gli atti dell'intervento chirurgico a cui fu sottoposta il giorno del presunto suicidio e scoprimmo che su entrambi i polsi c'era una lesione del tendine pari al 90%. A rigor di logica, ci sembrò del tutto inverosimile che una persona, da sola, riuscisse a procurarsi delle ferite così profonde su entrambe le braccia. Da lì scoprimmo che, in realtà, c'era stato un tentativo di omicidio da parte di Rullo e sua madre nei confronti di Valentina".

Perché avevano inscenato il suicidio?

"Raffaele era un truffatore. Nell'estate precedente al delitto di La Rosa, aveva rivalutato la polizza vita alla moglie. La nuova assicurazione interveniva anche in caso di suicidio. Ed il motivo per cui Rullo, assieme alla madre, aveva inscenato il tentato suicidio della donna. Una mera questione di soldi".

Qual era il rapporto tra mamma e figlio?

"A parer mio, la madre era succube del figlio e ha fatto di tutto per difenderlo. Mentre Raffaele era uno che 'non si sporcava le mani'. Una persona arida e avida, a cui interessavano solo i soldi".

Rullo e la madre sono stati condannati all'ergastolo per l'omicidio di Andrea La Rosa. Lei testimoniò al processo. Cosa ricorda?

"Rullo tentò di arrampicarsi sugli specchi inventando scuse che non stavano né in cielo né in terra. Credo, anzi ne sono certo, che a lui abbia dato più fastidio essere colto in castagna, perché si reputava uno furbo e scaltro, che la condanna all'ergastolo".

Crede che potrà mai ravvedersi?

"A parer mio, no. Alla base c'è una profonda ignoranza dei sentimenti e del rispetto della vita umana. La psichiatria che lo periziò in carcere disse a chiare lettere che è un manipolatore.

Non avrà mai un sussulto di coscienza".

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