Cronaca nera

Omicidio Alice Scagni, chiesta l'archiviazione per medico e poliziotti

Secondo la Procura di Genova, nonostante le diverse chiamate al 112, la famiglia Scagni non aveva sporto denuncia, dunque gli agenti di polizia non hanno potuto valutare la pericolosità della situazione

Omicidio Alice Scagni, chiesta l'archiviazione per medico e poliziotti

Ascolta ora: "Omicidio Alice Scagni, chiesta l'archiviazione per medico e poliziotti"

Omicidio Alice Scagni, chiesta l'archiviazione per medico e poliziotti

00:00 / 00:00
100 %

Un altro duro colpo per i genitori di Alice Scagni, la 34enne uccisa l’1 maggio del 2022 dal fratello Alberto, affetto da disturbi mentali. La procura di Genova ha chiesto l’archiviazione del procedimento, per presunte omissioni, nei confronti di due poliziotti e di un medico della Salute mentale perché, nonostante le diverse chiamate al 112 fatte da Antonella Zarri e Graziano Scagni, in seguito alle minacce di morte subite dal figlio Alberto, non vi fu nessuna denuncia. Per le forze dell’ordine, dunque, è stato impossibile valutare la pericolosità della situazione.

Alberto Scagni, che secondo la perizia psichiatrica sarebbe affetto dalla prima età adulta “da un grave disturbo di personalità di tipo antisociale, narcisistico e borderline, complicato dall’abuso di alcol e cannabis”, ha ucciso la sorella con diciassette coltellate. L’uomo, durante gli interrogatori ha spesso dato delle versioni poco lucide e spesso dissociate dalla realtà. Ludovica Alvera, la nonna 93enne di Alice e Alberto, sentita lo scorso giugno durante il processo in Corte d’Assise, ha detto che il nipote ha ucciso la sorella per invidia. La colpa di questa giovane donna dal viso angelico? “Il fatto che avesse una casa di proprietà, un figlio bellissimo di appena 2 anni, un lavoro come avvocato e un marito che la amava”, aveva dichiarato l’anziana donna in aula.

Una volta appresa la notizia dell’archiviazione, Antonella Zarri ha esternato il proprio sconforto sui social network. "Siamo stati messi sotto accusa noi genitori per quanto accaduto. Forse ne siamo responsabili. Ci è sembrato naturale cercare di proteggere i nostri figli e noi stessi, cercando di chiedere aiuto alle istituzioni".

Secondo i magistrati, il giorno del delitto, l’operatore del 113 e il suo superiore in servizio alla sala operativa, dopo aver ricevuto la telefonata del papà di Alice, non avrebbero inviato una volante sul posto perché questo provvedimento viene preso solo quando l’incolumità delle persone è a rischio, cioè, quando è presente la persona che costituisce una fonte di pericolo, e quel giorno Alberto non era sotto casa dei genitori o della sorella.

Quanto alla dirigente del servizio di Salute mentale, "l'accertamento sanitario obbligatorio è deciso dal medico psichiatra in via eccezionale qualora ci sia il sospetto di alterazioni psichiche gravi e quando sono stati vanamente esperiti tutti i tentativi di contattare la persona per acquisire il suo consenso alla visita". Durante il processo, il medico in aula ha spiegato che sulla base di quanto le era stato riferito dai genitori di Alberto, con i quali aveva avuto un colloquio in presenza e un telefonico, non emergevano elementi per poter effettuare una diagnosi, dal momento che i familiari le avevano solo riferito di comportamenti antisociali, e non aveva invece ravvisato sintomi psichiatrici tali che consentissero e suggerissero un intervento d'urgenza. Il medico aveva deciso di convocare formalmente Alberto Scagni il 2 maggio”.

È un fiume in piena, Antonella Zarri sulla propria pagina Facebook, dove scrive: “Nei giorni precedenti l’uccisione di Alice abbiamo tentato di contattare per oltre 60 volte il centro di salute mentale cui c’eravamo rivolti per l’impressionante progressione della malattia mentale di nostro figlio. Abbiamo più volte chiamato il 113 perché spaventati dal degenerare inesorabile della situazione. Ci è stato risposto di chiuderci in casa fino al lunedì successivo. Era Domenica. La nostra famiglia non è arrivata a Lunedì. Siamo noi i colpevoli?".

Il legale della famiglia, Fabio Anselmo, ha annunciato che la famiglia si opporrà alla richiesta di archiviazione. Intanto, il processo per l'omicidio è in corso in Corte d'Assise e la sentenza potrebbe arrivare a fine settembre.

Commenti