Cronaca nera

Riconosciuta la seminfermità: Alberto Scagni condannato a 24 anni e 6 mesi per l'omicidio della sorella

L'uomo, 43 anni, è stato considerato seminfermo di mente e per questo motivo alla fine della pena in carcere sconterà un periodo di almeno tre anni in una Rems (Residenze per l'esecuzione delle misure di sicurezza)

Riconosciuta la seminfermità: Alberto Scagni condannato a 24 anni per l'omicidio della sorella

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Riconosciuta la seminfermità: Alberto Scagni condannato a 24 anni per l'omicidio della sorella

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Alberto Scagni, l'uomo di 43 anni che l'1 maggio 2022 uccise la sorella Alice a coltellate sotto casa di lei, nel quartiere Quinto di Genova, è stato condannato a 24 anni e 6 mesi e riconosciuto seminfermo di mente, per questo motivo alla fine della pena in carcere sconterà un periodo di almeno tre anni in una Rems (Residenze per l'esecuzionedelle misure di sicurezza) . È questa la sentenza pronunciata quesa stamattina dalla Corte d'assise, presieduta da Massimo Cusatti.

Scagni era accusato di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, dalla crudeltà e dal "mezzo insidioso", perché l'arma che aveva usato per aggredire la vittima era nascosta in una borsa. Due settimane fa, il pm Paola Crispo aveva chiesto per l'uomo l'ergastolo.

A pesare sulla sentenza, le perizie sul killer: per i consulenti dell'accusa, delegati dal pm Paola Crispo, Alberto era capace d'intendere, per il perito del tribunale risultava seminfermo di mente, per gli esperti ingaggiati dalla difesa Scagni era totalmente incapace. L'assassino questa mattina era in aula, così come i genitori di lui e della vittima, Antonella Zarri e Graziano Scagni.

A pesare sulla sentenza, le perizie sul killer: per i consulenti dell'accusa, delegati dal pm Paola Crispo, Alberto era capace d'intendere, per il perito del tribunale risultava seminfermo di mente, per gli esperti ingaggiati dalla difesa Scagni era totalmente incapace. L'assassino questa mattina era in aula, ma ha solo farneticato delle frasi confuse relative alla presunta pedofilia di un conoscente. Atteggiamento, il suo, che andrebbe ad avvalorare la decisione della Corte d'assise di ritenerlo seminfermo di mente. Erano presenti anche i genitori di lui e della vittima, Antonella Zarri e Graziano Scagni.

“È stato un processo contro di noi, nel quale non si sono voluti ascoltare tutti i testimoni. Non ci può essere giustizia dopo un processo del genere. Di sicuro c'è un pregiudizio, non siamo stati nemmeno ascoltati", hanno detti i conoigi Scagni dopo la lettura della sentenza. E ancora: "Aspettiamo che sia perso? Che abbia 90 anni per curarlo? Non è stato un processo sereno", ha detto Antonella Zarri. "Il pm che mi ha portato come testimone non mi ha nemmeno interrogato durante il processo perché aveva paura che parlassi delle mancanze delle istituzioni".

Quella sera di maggio, Alberto Scagni ha ucciso la sorella con diciannove coltellate. Quel giorno era particolarmente agitato, aveva chiamato più volte i genitori chiedendo loro dei soldi e durante una delle conversazioni telefoniche aveva minacciato di uccidere sia loro sia la sorella, che abitava con il marito e il loro bambino di appena un anno. I genitori, allarmati, avevano allertato le forze dell’ordine, che però non avevano ritenuto opportuno inviare una pattuglia sotto casa di Alice. Alberto, così, ha atteso che la sorella portasse il cane fuori, come era solita fare ogni sera, per aggredirla. I due hanno prima avuto una discussione animata, sentita dai vicini di casa e dal marito della vittima, poi l’uomo l’ha accoltellata lasciandola esanime sull’asfalto. Dopo l'aggressione, i coniugi Scagni avevano denunciato la dottoressa del centro di Salute mentale della Asl3 e gli agenti della centrale operativa. La procura ha chiesto l'archiviazione per questo fascicolo ma i genitori, tramite l'avvocato Fabio Anselmo, si sono opposti. Deve essere ancora fissata l'udienza per la discussione.

"Leggeremo le motivazioni e valuteremo cosa fare. Una parte di aggravanti sono state riconosciute. La cosa importante è che ci sia un lasso di tempo prima che lui torni in libertà per la sicurezza del bambino". Lo ha detto Andrea Vernazza, l'avvocato di Gianluca Calzona, il marito di Alice Scagni, uccisa dal fratello, dopo la lettura della sentenza. Il figlio della coppia ha poco più di due anni.

Il giudice ha riconosciuto una provvisionale di 200mila euro al bambino e 100mila al papà.

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