Cronaca nera

"Troppa pressione". Gli sms dell'ex comandante a Sofia Stefani

Le circostanze che hanno portato alla custodia cautelare di Giampiero Gualandi. Tanti i dettagli da chiarire sulla morte di Sofia Stefani

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Un incidente o un femminicidio? È una domanda che ricorre dal pomeriggio del 16 maggio 2024, ovvero dalla morte della vigilessa Sofia Stefani nell’ufficio della polizia municipale di Anzola. E anche ora che è arrivato il provvedimento di custodia cautelare per il suo ex capo Giampiero Gualandi, ci sono ancora molte circostanze che devono essere chiarite e verificate. Ma le chat scambiate tra i due rappresenterebbero il sintomo di un forte stress, tanto che il gip Domenico Truppa scrive: “È evidente che Gualandi fosse stressato, come si evince dal tenore dei messaggi inviati nei giorni precedenti a Sofia Stefani”.

Si parla inoltre, nei documenti del gip, di “dissidio interiore molto forte”, legato al fatto che Sofia, 33 anni, volesse riprendere - pare - la relazione sentimentale con Gualandi, 62 anni. Una passata relazione la loro, della quale sarebbero stati a conoscenza il fidanzato di lei e la moglie di lui. Quest’ultima, come riporta il Corriere della Sera, si è avvalsa della facoltà di non rispondere, cosa che rientra nei suoi diritti per via del rapporto famigliare con il capo dei vigili.

Ma quali sono, nel dettaglio, le circostanze che hanno messo il gip in condizione di emettere la custodia cautelare formulando un’ipotesi di volontarietà sull’accaduto, che potrebbe concretizzarsi in un’accusa di omicidio aggravato dai futili motivi e dalla relazione sentimentale?

Ci sono in primis i numerosi contatti tra la vittima e Gualandi: nell’ultimo giorno sarebbero intercorsi tra loro 15 contatti telefonici, tutti partiti da Sofia, tra cui l’ultimo solo 7 minuti prima dell’incontro fatale. L’uomo aveva inviato anche messaggi di questo tenore: “Non vivo più, non dormo più, non mangio più”, “Sono esausto, me ne vado via senza dire niente a nessuno, non reggo più”, “Non ho energia, non sopporto più questa pressione”.

Dalla parte di Gualandi c’è la testimonianza di un vigile: l’ex collega avrebbe visto Sofia arrivare nell’ufficio del capo, sarebbe stata tranquilla, tanto da non udire urla o litigi, solo il colpo di pistola mentre era fuori per una sigaretta. Rientrato di corsa avrebbe visto Gualandi tentare la rianimazione e chiamare il 118.

Di contro però c’è il giallo della pistola, “scarrellata sulla scrivania” a detta di Gualandi: durante l’interrogatorio, il capo dei vigili ha raccontato che Sofia avrebbe cercato di prenderla, dando il via a una colluttazione in cui l’arma si potrebbe essere riarmata, sparando. Per verificare queste dichiarazioni un passo importante potrebbe essere l’autopsia sul corpo di Sofia, che sarà effettuata da Arianna Giorgetti, e che potrebbe risalire alla traiettoria del proiettile. Ma dovranno essere effettuati anche altri accertamenti balistici.

L’uomo ha rivelato che la pistola fosse sulla scrivania perché lui la stava pulendo “in vista di un’esercitazione al poligono di tiro”.

Tuttavia la comandante Silvia Fiorini ha spiegato che non ci sarebbe stata nessun esercitazione programmata, ma solo ventilata, e i dipendenti del poligono - lo hanno chiarito agli inquirenti - provvedono loro stessi alla pulizia delle armi.

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