Cronaca nera

"Uccisa alle spalle". Tutte le bugie di Impagnatiello sull'omicidio di Giulia

Le prime analisi sulle traiettorie delle macchie di sangue nell'appartamento di Senago fanno pensare che si sia trattato di un agguato. Dal carrello portapacchi alle ricerche sul web: cosa non torna nel racconto del killer di Giulia

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Ci sono ancora molti punti oscuri nella versione fornita da Alessandro Impagnatiello sull'omicidio della compagna Giulia Tramontano. I dubbi riguardano sia l'eventuale pianificazione del delitto, ipotesi suffragata anche dalle ricerche effettuate dal killer sul web nei giorni precedenti al fatto, sia le modalità dell'aggressione. Al riguardo, le prime analisi sulle traiettorie delle macchie di sangue rintracciate all'interno dell'appartamento di via Novella, a Senago, inducono gli inquirenti a ritenere che si sia trattato di un agguato.

L'ipotesi di un agguato

Per i pm Letizia Mannella e Alessia Menagazzo, a capo dell'inchiesta, il comportamento del barman sarebbe l'ennesima conferma che è "in grado di mentire e di cambiare più volte versione dei fatti". A partire dalla fase esecutiva dell'omicidio fino all'occultamento del cadavere (uno degli altri due reati contestati al trentenne). Durante la confessione, l'indagato aveva detto che Giulia si era inferta dei tagli volontariamente. Poi, interrogato dal gip, aveva cambiato versione raccontando che la compagna si era ferita affettando dei pomodori e dunque, solo dopo, lui l'aveva colpita al collo con un coltello da cucina. Ma le traiettorie delle macchie sangue trovate sulle pareti fanno pensare a un agguato: la 29enne sarebbe stata colpita alle spalle - "a freddo", scrive il Corriere della Sera - in sala. Una coltellata netta che le avrebbe impedito urlare.

Le tracce di sangue sul carrello portapacchi

Gli esami col luminol hanno evidenziato altre tracce ematiche nell'appartamento di via Novella. Alcune erano presenti anche sul carrello portapacchi acquistato da Impagnatiello dopo l'omicidio e che, secondo gli investigatori, potrebbe essere stato utilizzato per spostare il cadavere. Un dettaglio, quello relativo all'acquisto del carellino, che l'indagato ha omesso durante gli interrogatori.

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Le bustine topicida

Nello zaino in pelle dell'omicida i carabinieri hanno trovato anche due bustine di topicida. Il trentenne si è giustificato dicendo che gli servivano per alcuni topi che giravano vicino al posto di lavoro. Ma dall'analisi delle ricerche fatte in Rete dal killer, nei giorni precedenti al delitto, è emerso che aveva cercato "veleno topi uomo". Gli inquirenti non escludono che avesse intenzione di uccidere Giulia somministrandole la sostanza letale. Per questo motivo, contestualmente all'autopsia, in programma venerdì mattina, saranno effettuati esami per verificare se vi siano tracce del topicida nel sangue della giovane vittima.

Le operazioni di pulitura

Restano molti dubbi anche sulle operazioni di pulitura della scena del crimine. Al riguardo, gli inquirenti hanno già sentito alcuni testimoni. A cominciare dal custode del condominio di via Novella che ha detto di aver sentito dei rumori provenire dal corsello tra i box e le cantine e di aver visto Impagnatiello accanto all'auto col baule aperto. Il portinaio ha altresì dichiarato che il trentenne gli aveva chiesto scopa e paletta per pulire il garage: "Quando me li ha riconsegnati erano così sporchi che li ho dovuti buttare", le parole del testimone.

L'occultamento del cadavere

Tra le varie omissioni che per la procura rendono poco credibile la versione fornita dal killer, vi è anche quella relativa al sopralluogo nel punto in cui è stato ritrovato il corpo senza vita di Giulia. Lo scorso martedì mattina, il giorno successivo alla denuncia di scomparsa, Impagnatiello si era recato in un bar tabacchi della zona, in compagnia della madre, per informarsi sulla presenza di telecamere. Il sospetto di chi indaga è che abbia voluto sincerarsi di non essere stato ripreso durante la fase di occultamento del cadavere.

Un altro elemento che, se fosse confermato, rimetterebbe in discussione l'aggravante della premeditazione escluda dal gip nell'ordinanza di costudia cautelare in carcere.

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