Cronaca nera

"Veleno nel corpo di Giulia Tramontano": per i pm il delitto fu premeditato

Ciò rafforza l'ipotesi che il 30enne avesse premeditato l'omicidio della 29enne incinta al 7 mese, lo scorso maggio. Nei mesi scorsi le ricerche del killer su come avvelenare una donna incinta

"Veleno nei tessuti di Giulia Tramontano": per i pm il delitto fu premeditato

Ascolta ora: ""Veleno nei tessuti di Giulia Tramontano": per i pm il delitto fu premeditato"

"Veleno nei tessuti di Giulia Tramontano": per i pm il delitto fu premeditato

00:00 / 00:00
100 %

Nel corpo di Giulia Tramontano sono state trovate tracce di una sostanza tossica compatibile con il veleno per topi, la stessa sostanza ritrovata dai carabinieri nella casa in cui abitava insieme ad Alessandro Impagnatiello. La clamorosa scoperta indica ciò che gli inquierenti ipotizzavano da settimane e conferma che il 30enne avesse premeditato l'omicidio della 29enne incinta al settimo mese e uccisa brutalmente a coltellate lo scorso 27 maggio. Un dettaglio non da poco, che fa il paio con le ricerche effettuate dal killer su come avvelenare una donna incinta. Le stringhe sono state digitate già lo scorso inverno, quando Giulia Tramontano cioè era ancora tra il primo e il secondo trimestre di gravidanza.

L'ipotesi principale è che - almeno in un'occasione - Impagnatiello abbia provato (senza riuscirci) ad avvelenare Giulia Tramontano versando la sostanza tossica in una tazza con una bevanda calda. Infatti la giovane aveva detto, con un sms, di essersi sentita male. Non è escluso che lo scopo fosse uccidere il bimbo: "abbandonare" la compagna sarebbe stato più facile, questa è l'idea di chi indaga, se non ci fosse stata più una gravidanza a unirli. In ogni caso il quadro - se confermato - rafforzerebbe l'ipotesi degli investigatori. Ovvero che anche se Impagnatiello non riuscì effettivamente a raggiungere il suo scopo, e cioè procurare un aborto alla compagna o ucciderla (le ricerche indicano che avesse entrambi i propositi) quel delitto avvenuto poi alla fine di maggio non fu dettato dall'impeto del momento. Ma era premeditato, a differenza di quanto stabilito dal gip che nella convalida del fermo ha escluso l'aggravante. C'è un però: la difesa del barista potrebbe obiettare che le reali intenzioni di Impagnatiello fossero di fare abortire la compagna: un proposito orrendo, che però indebolisce sia l'ipotesi del tentato omicidio, che l'aggravante della premeditazione. In entrambi i casi il movente resta: la ragazza e il bambino erano un ostacolo alla relazione che aveva con l'altra ragazza, la collega barista con cui aveva iniziato a vedersi prima che la compagna ufficiale restasse incinta. E andava tolto di mezzo.

La stessa persona, la collega-amante, che ebbe un incontro con la vittima proprio poche ore prima dell'omicidio, avvenuto intorno alle 19.30 di sabato 27 maggio, nella casa in cui vivevano insieme a Senago. Le due donne – una da tempo sospettava dell'altra, la seconda aveva iniziato una relazione con Impagnatiello sapendo che era impegnato - si confidarono l'una con l'altra. Giulia Tramontano era quindi intenzionata a lasciare Impagnatiello: furiosa con lui, lo raggiunse nella casa di via Novella. Lui lì sfogò tutta la sua rabbia omicidia, accanendosi sulla giovane in avanzato stato di gravidanza, uccidendola con 37 coltellate e in seguito provando a disfarsi del corpo, prima bruciandolo e infine abbandonandolo in un vicolo buio. Sembra – anche se il quadro non è ancora del tutto chiaro – senza l'aiuto di nessuno.

Fino al suo arresto, avvenuto pochi giorni dopo, che portò al ritrovamento del corpo.

Commenti