Cronaca nera

23 furti in tre mesi: il "record" della banda di stranieri

I carabinieri e la squadra mobile di Trieste hanno sgominato un sodalizio criminale composto da otto cittadini georgiani. Gli stranieri sono accusati di aver messo a segno ventitré furti in abitazioni in poco più di tre mesi, per un bottino ammontante a mezzo milione di euro

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Avrebbero messo a segno almeno ventitré furti in poco più di tre mesi nella sola Trieste, per un bottino ammontante a conti fatti a circa mezzo milione di euro. Ma questi numeri potrebbero ulteriormente salire nel corso delle indagini, visto che il gruppo era a quanto pare attivo anche in altre parti d'Italia. Coinvolti a vario titolo nei "colpi" in questione sarebbero otto uomini di età compresa fra i 20 e i 40 anni, originari della Georgia. Per tutti loro, l'accusa è di associazione a delinquere finalizzata ai furti in abitazione: tre sono stati arrestati nelle scorse ore dai carabinieri del nucleo investigativo triestino, insieme alla squadra mobile della questura giuliana. Un altro risulterebbe ancora latitante, mentre i restanti quattro sono stati denunciati a piede libero.

Stando a quanto riportato dalla stampa triestina, i cittadini stranieri in questione avrebbero messo in piedi un vero e proprio sodalizio criminale potenzialmente capace di agire in più regioni d'Italia. Gli atti predatori si sarebbero focalizzati soprattutto sul territorio triestino, ma solo due delle persone arrestate (a quanto pare sprovviste oltretutto di permesso di soggiorno) vi risiedevano. Gli altri presunti membri della "banda" vivono a quanto pare fra Bari, Bolzano e Udine. Ma la distanza non sarebbe mai stata un problema: secondo gli inquirenti, gli stranieri avevano messo a punto un modus operandi particolarmente efficace, riunendo la banda poco prima di organizzare qualche colpo e sciogliendola subito dopo l'atto predatorio. Netta e particolarmente rigida la suddivisione dei compiti all'interno dell'associazione: accanto a chi entrava effettivamente negli appartamenti e provvedeva a portare via gioielli, denaro contante, orologi e (in alcuni casi) lingotti d'oro, c'era chi forniva gli strumenti da scasso e chi si occupava di logistica.

E c'era persino chi si preoccupava di far arrivare la merce rubata in Georgia, tramite autobus di lunga percorrenza. Sulla base delle prime ricostruzioni, il gruppo agiva sostanzialmente a colpo sicuro: dopo aver individuato la casa da svaligiare, i componenti provvedevano ad acquisire informazioni sulle abitudini del proprietario. E ne sfruttavano poi l'assenza per portare a termine il furto. Un meccanismo all'apparenza perfetto, che nel corso del tempo si è tuttavia inceppato. Gli investigatori sono infatti riusciti a ricavare indizi utili dalle telecamere del circuito di videosorveglianza, riuscendo così a ricostruire la "rete". Si sono rivelate decisive anche le intercettazioni telefoniche, al pari dei rilevatori di posizione. L'indagine starebbe tuttavia proseguendo a pieno ritmo, alla ricerca di eventuali complici non ancora individuati.

E nei prossimi giorni potrebbero perciò esserci ulteriori novità.

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