Cronaca nera

"Mi diceva: ho avuto mille donne": parla una delle vittime del netturbino stupratore

Il racconto di Stefania Loizzi, una delle donne che ha denuciato Ubaldo Manuali: "Era ossessionato dal suo aspetto fisico. Diceva di essere un uomo serio". Sui social spuntano altre denunce: "Non ti vergogni?"

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"Ogni volta che uscivamo insieme si vantava con me di aver avuto mille donne. Era ossessionato dalla propria bellezza, dal mettersi in mostra. Ma poi mi scattava foto in continuazione e mi ripeteva 'Guarda che io sono un uomo serio, sono loro che mi cercano'". A parlare è Stefania Loizzi, una delle ragazze che ha denunciato Ubaldo Manuali, il netturbino accusato di aver stuprato tre donne dopo averle narcotizzate e di averle filmate durante i rapporti intimi. Gli agenti della squadra mobile di Viterbo con i colleghi del commissariato Flaminio Nuovo indagano per risalire ad altri eventuali casi analoghi. Intanto sui profili Facebook del 59enne spuntano messaggi al vetriolo: "Ma non ti vergogni di quello che hai fatto?".

Il racconto: "I suoi occhi non mi sono mai piaciuti"

Nell'intervista al Corriere della Sera, Stefania racconta di aver scoperto di essere stata drogata da Manuali a seguito di controlli medici in ospedale. La sera della presunta violenza, il 59enne si era presentato a casa sua, un appartamento alle porte di Roma, con una bottiglia di vino e un'altra di prosecco: "'Dai festeggiamo', mi ha detto, ma io ho ribattuto che non c’era niente da festeggiare perché mia madre era morta da poco. - racconta la ragazza -Ho letto di cene romantiche. Con lui non c’è stato mai nulla di romantico: i suoi occhi, il suo sguardo, non mi sono mai piaciuti, ma un’amica mi aveva assicurato che era una persona perbene. Non era così".

I sospetti

Stefania ricorda ogni dettaglio della frequentazione con il 59enne: "Mi aveva colpito il fatto che fosse una persona molto religiosa, - dice - mi aveva perfino confidato di essere stato miracolato quando il furgone su cui lavorava ha preso fuoco e lui ha perso un piede nell’incendio. Chissà se era vero. Ogni tanto mostrava un tesserino, credo fosse da poliziotto, ma mi aveva detto di fare il netturbino". Poi, ad un certo punto, la ragazza spiega di aver cominciato a nutrire sospetti sull'amico. Al punto da decidere di tagliare i contatti: "Ho bloccato il suo profilo — ricorda ancora -: è successo dopo aver scoperto, curiosando sulla sua pagina Facebook, il post di una donna che gli aveva scritto: 'Non ti vergogni, brutto schifoso, di quello che hai fatto?'. Così l’ho contattato e gli ho chiesto il motivo di quell’accusa. Lui mi ha risposto: 'Ma che credi a quella? Voleva portarmi a letto, ma io sono un uomo serio e certe cose non le faccio'. Aveva eliminato tutte le conversazioni precedenti, così anche in quell’occasione non ho potuto verificare se dicesse la verità. Ma ora la deve pagare".

I messaggi sul profilo Facebook del netturbino

Manuali si trova ai domiciliari, con tanto di braccialetto elettronico, a Cerveteri. La figlia non fa mistero delle numerose frequentazioni del padre, ma respinge le accuse relative alle violenze: "Mio padre non avrebbe mai fatto una cosa del genere, non ne avrebbe avuto bisogno. Chiunque sia andata a letto con lui, era sempre stata consenziente". Intanto sul profilo Facebook del 59enne spuntano le denunce di altre donne che sostengono di essere state contattate dal netturbino di Riano. "E ti sei permesso di chiedermi l’amicizia? Ma con me neanche un punto fai, riconosco subito lo schifo", scrive Grazia sulla bacheca social dell'uomo. "Anche a me aveva invitata a casa sua. Meno male non ci sono mai andata!", racconta Annalisa.

Dal suo canto, Annalisa Loizzi sembra intenzionata ad andare fino in fondo: "C’ho messo la faccia, chiedo giustizia per me e per le altre vittime. Una l’ho conosciuta e l’ho rimproverata: perché non hai denunciato? perché accettare tutto in silenzio? È quello che pensava, sapeva di farla franca". E con lui anche gli amici ai quali Manuali ha mostrato i video degli abusi: "Mi domando ancora come abbiano fatto a tacere davanti a uno schifo del genere. - conclude la ragazza - Non li ho mai conosciuti.

Mi diceva di averne tanti, in tre anni non ne ho visto uno: ora potrei denunciare anche loro".

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