Cronaca nera

Yara Gambirasio, via libera della Cassazione: la difesa potrà accedere ai reperti

Gli avvocati del muratore di Mapello, condannato all'ergastolo per l'omicidio della 13enne di Brembate di Sopra, potranno svolgere indagini per l'individuazione di "prove nuove" ai fini di una richiesta di revisione del processo

Yara Gambirasio, via libera della Cassazione: la difesa potrà accedere ai reperti confiscati

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Yara Gambirasio, via libera della Cassazione: la difesa potrà accedere ai reperti confiscati

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La difesa di Massimo Bossetti potrà accedere ai reperti confiscati nel processo per l'omicidio di Yara Gambirasio, la 13enne di Brembate di Sopra scomparsa il 26 novembre 2010 e ritrovata assassinata il 26 febbraio 2011. Lo ha deciso la Cassazione. Significa che la difesa potrà svolgere in autonomia indagini difensive, in vista di una eventuale richiesta di revisione del processo. I legali del muratore di Mapello, già condannato all'ergastolo per l'omicidio della ragazzina, puntano all'individuazione di nuovi "elementi di prova", necessari per potere chiedere di riaprire un processo già concluso in via definitiva.

L'accesso alle prove

I giudici della prima sezione penale della Corte di Cassazione hanno dunque annullato con rinvio l'ordinanza del 21 novembre 2022 emessa dalla Corte di assise di Bergamo. In quella sede, alla difesa di Bossetti era stata negata la possibilità di accedere ai reperti confiscati.

Ne consegue che la Corte di assise dovrà concedere alla difesa di Bossetti il diritto ad accedere ai reperti, nei limiti già autorizzati in precedenti provvedimenti. Le procedure, naturalmente, dovranno essere effettuate con le dovute cautele, in modo tale da garantire la totale integrità degli elementi.

Una volta valutati i reperti, la Corte di assise sarà tenuta a valutare la possibilità o meno di avviare nuovi accertamenti tecnici, nel caso in cui la difesa ne faccia espressa richiesta.

Il "nodo" Dna

La difesa di Bossetti punta a una revisione del processo. In questa fase fondamentale sarà il Dna. Agli inizi di giugno 2021, le istanze presentate dalla difesa vennero rigettate dalla Corte d'Assise di Bergamo. Gli avvocati di Bossetti, in sostanza, chiedevano di rianalizzare i reperti delle indagini, ormai confiscati dopo la sentenza definitiva, così da valutare una possibile revisione del processo.

Un ruolo importante è assegnato ai campioni di Dna raccolti. La stessa difesa, tuttavia, ammise che la traccia definitiva, quella da cui fu ricavato il Dna attribuito a "Ignoto 1", non era più utilizzabile perché esaurita.

Intanto, nel dicembre del 2022 la pm Letizia Ruggeri è stata indagata per frode processuale e depistaggio.

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