Cronache

1243 case non dichiarate al fisco: denunciata l'imprenditrice Angiola Armellini

L'indagine della Guardia di Finanza ha portato alla denuncia di dodici persone, tra cui Angiola Armellini. La sua presunta maxi-evasione si sarebbe protratta per dieci anni

L'imprenditrice Angiola Armellini
L'imprenditrice Angiola Armellini

Un'evasione fiscale molto cospicua, frutto di migliaia di immobili e ricavi non dichiarati. Questa l'accusa con cui è stata denunciata Angiola Armellini, signora dei salotti romani, erede della nota famiglia di imprenditori ed ex compagna di Bruno Tabacci. La Guardia di Finanza della Capitale indaga su 1243 immobili tra alberghi, appartamenti e relative pertinenze, su cui sarebbero stati evasi Imu, Ici e tasse locali. La polizia tributaria ha preso in esame le annualità dal 2003 al 2012. L'imprenditrice avrebbe risieduto prima in una villa all'Eur e poi in un appartamento intestato a due società lussemburghesi senza dichiararlo al fisco. Tuttavia la sua residenza sarebbe stata formalmente spostata nel Principato di Monaco sin dal 1999, dove la manager è stata formalmente residente fino al 2010. Con l'Armellini sono accusate di associazione a delinquere per evasione fiscale altre undici persone, tra cui diversi consulenti italiani ed esteri. Le perquisizioni hanno inoltre coinvolto le abitazioni di otto persone, cinque sedi societarie e tre studi di commercialisti.

La polizia tributaria ha dichiarato che all'Armellini "è stata contestata la mancata dichiarazione di disponibilità estere in Lussemburgo, nel Principato di Monaco ed in Svizzera per un valore complessivo, considerando la somma di tutte le annualità accertate (dal 2003), per oltre 2 miliardi e 100 milioni di euro". In una nota sul sito della Guardia di Finanza si può leggere come la signora Armellini "sia sempre stata "l'amministratore di fatto" di un'articolata struttura societaria - formalmente riferibile a proprie persone di fiducia (cc.dd. "teste di legno") ovvero ad una società fiduciaria ubicata in Lussemburgo - ideata negli anni ‘90 al fine di schermare l'effettiva disponibilità di ingenti capitali detenuti all'estero." All'erario italiano, tuttavia, l'imprenditrice risultava dichiarare solo " compensi corrisposti in suo favore da alcune delle società, anch'esse coinvolte nelle indagini, nei confronti delle quali ella figurava prestare mere collaborazioni."

Jersey, Bahamas, Nuova Zelanda, Svizzera e Lussemburgo sarebbero gli altri luoghi utilizzati dalla manager per nascondersi al fisco. Gli inquirenti hanno inoltre ipotizzato l'invalidità giuridica dei due trust posti ad arte alla testa della catena di società che erano interposte tra l'Armellini e le controllate estere. Nel 1996 l'imprenditrice, figlia del noto immobiliarista Renato Armellini, fu coinvolta insieme all'ex marito Alessandro Mei in un caso di bancarotta fraudolenta per 200 miliardi di lire. Cinque anni prima inoltre era rimasta invischiata, insieme al padre e alla sorella Francesca, in una vicenda di frode fiscale e falso in bilancio.

La Gdf ha eseguito anche verifiche fiscali, sia nei confronti dell’imprenditrice, che di tre holding lussemburghesi a lei riconducibili, constatando, complessivamente, l’omessa dichiarazione di ricavi, al lordo dei costi sostenuti, per circa 190 milioni di
euro (oltre ad un’imposta di registro evasa per circa 230 mila euro).

Se le accuse dovessero essere confermate per i conti del Comune di Roma si tratterebbe di una vera e propria boccata d'ossigeno; proprio questa mattina, infatti, il comune capitolino annunciava di aver stipulato un accordo con la Guardia di Finanza per prevenire e contrastare i reati tributari.

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