Cronache

A 27 anni sviluppa l'algoritmo che prevede gli tsunami, ora lavora alla Nasa

Un giovane ingegnere ambientale italiano ha sviluppato un software in grado di avvistare prima gli tsunami e prevedere il loro impatto: è stato chiamato dalla Nasa e ora lavora in California

A 27 anni sviluppa l'algoritmo che prevede gli tsunami, ora lavora alla Nasa

Si chiama Giorgio Savastano, ha 27 anni ed è di Ostia: durante il suo dottorato alla Sapienza in ingegneria ambientale ha sviluppato un algoritmo per prevedere l'impatto degli tsunami e ora la Nasa l'ha chiamato a proseguire le sue ricerche a Pasadena, in California.

La geomatica, la raccolta in forma digitale dei dati spaziali sulla Terra, viene usata per monitorare i fenomeni che cambiano il volto del pianeta, come la tettonica a placche, la deforestazione, lo scioglimento dei ghiacciai. Il giovane ingegnere ambientale di Ostia ha pensato di usare quei dati per avvistare prima gli tsunami e prevederne con più precisione il potenziale distruttivo in modo da migliorare il sistema di allerta per le popolazioni vulnerabili, soprattutto nel Pacifico.

Per farlo ha sviluppato un algoritmo che è stato presentato sulla rivista Scientific Reports. Si chiama Varion, un acronimo che sta per "Approccio variometrico per l’osservazione della Ionosfera in tempo reale", ed è stato messo alla prova con successo con i dati relativi a un evento che ha colpito le isole canadesi di Haida Gwaii.

Grazie a questa sua intuizione, il ventisettenne di Ostia è stato chiamato a proseguire le sue ricerche al Jet Propulsion Laboratory, sotto l’ombrello della Nasa e del California Institute of Technology. Un'occasione d'oro per Giorgio, che ora sta pensando di "adattare l’algoritmo allo studio di terremoti ed eruzioni vulcaniche".

L'algoritmo

L’idea è nata parlando con il professor Mattia Crespi nel 2015. "Ho iniziato a lavorarci quando un intervento chirurgico mi ha tenuto fermo per mesi. Da una circostanza negativa è venuto fuori qualcosa di buono - ha raccontato al Corriere della Sera - È difficile dire quante vite si potrebbero salvare, il margine di tempo per l’evacuazione dipende dalla distanza dell’epicentro dalla costa".

L’obiettivo dei ricercatori è predisporre un sistema integrato che metta insieme più dati possibile per fornire stime veloci e realistiche, guardando il cielo invece del mare. Le prime informazioni che arrivano, infatti, sono quelle raccolte dai sismografi, ma non esiste una correlazione semplice tra la magnitudo dei terremoti e i maremoti.

Invece, man mano che le onde si propagano nell’oceano, la loro pressione viene sì registrata da un sistema di boe, ma il nascente tsunami sposta anche l’aria sovrastante generando delle perturbazioni nell’atmosfera. Queste onde di gravità si amplificano salendo di quota, finché nella ionosfera, a 350 chilometri dalla superficie, generano delle anomalie nel contenuto di elettroni.

È questa la miniera di dati che, raccolta dai satelliti di Usa, Europa, Russia e Cina, viene usata per far funzionare l’algoritmo di Savastano e colleghi.

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