Cronache

"Abbiamo parlato delle mascherine l'11 marzo". Gli sms che inguaiano Arcuri

Contatti frenetici avvenuti prima della nomina del commissario, ma a maggio i rapporti si interrompono: "Arcuri mi ha chiesto di non comunicare più con lui perché da Palazzo Chigi stavano indagando"

"Abbiamo parlato delle mascherine l'11 marzo". Gli sms che inguaiano Arcuri

Delle mascherine si sarebbe iniziato a parlare l'11 marzo. "Parliamo per telefono e mi dice che c'è una necessità di reperire mascherine", ha dichiarato Benotti nell'intervista rilasciata in esclusiva a Nicola Porro per Quarta Repubblica su Rete 4. Domenico Arcuri avrebbe chiamato proprio il giornalista Rai in aspettativa perché - a detta di quest'ultimo - possiede "un po' di rapporti internazionali, è nel settore delle reti della Difesa da un po' di tempo". Ma i due si conoscevano? "Arcuri lo conoscevo dai tempi in cui facevo il consigliere al governo", ha riferito Benotti. Che avrebbe sfruttato l'influenza del commissario per pilotare gli acquisti e fare da intermediario con le aziende.

Benotti ha rivelato di aver saputo della futura nomina come commissario già qualche giorno prima del decreto. Nodo cruciale riguarda l'avvio dei contatti per le mascherine. Il 3 marzo - quando Arcuri è solamente amministratore di Invitalia - Benotti riceve un messaggio: "Hai il cell spento. Domani mattina alle 8.30 debbo essere alla protezione civile. Nostro appuntamento rimandato. Quando esco ti chiamo e vediamo come fare. Scusami". Appuntamento rinviato alla sera del 4 marzo "per parlare di altro".

Gli sms

Benotti, dopo i contatti dell'11 marzo, si sarebbe messo subito all'opera e avrebbe contattato l'ingegner Tommasi. "Dobbiamo reperire il numero più alto di mascherine", lo avrebbe avvertito. Il 19 marzo alle ore 16.28 - il giorno dopo la nomina di Arcuri - sarebbe stata poi comunicata la disponibilità di un contatto per le mascherine. E il commissario, ricevuto l'sms, gli avrebbe annunciato: "Ti chiama Silvia Fabrizi". Ovvero un funzionario di Invitalia. Arcuri comunque, tiene a sottolinearlo, non sarebbe mai entrato nel merito delle questioni contrattuali.

Qualche giorno prima che arrivassero le perquisizioni, la struttura commissariale avrebbe chiamato Tommasi per la necessità di guanti. "Il commissario Arcuri mi disse che c'era bisogno di respiratori", ha aggiunto Benotti. "Ok in senso che devo cercarli?"; "Per terapia intensiva"; "Siamo partiti con la ricerca". Poi però per i respiratori non avrebbe avuto più necessità da Benotti.

La "soffiata" da Palazzo Chigi

Dal 7 maggio i contatti si interrompono in maniera brusca. Benotti ha spiegato la motivazione: "Mi dispiace molto, ma lo comprendo da un punto di vista istituzionale. Arcuri mi incontrò e mi disse che c'era una difficoltà: da Palazzo Chigi lo avevano informato che c'era una indagine, un approfondimento in corso su tutta questa situazione, forse dei Servizi. Arcuri mi pregò di interrompere qualunque comunicazione con lui e io l'ho fatto". La struttura invece - a differenza delle "faccende personali" - continua ad avere rapporti "al punto che prima delle perquisizioni ancora chiedevano a Tommasi i guanti".

Sarebbero ben 1282 i contatti avvenuti tra Domenico Arcuri e Mario Benotti, tra telefonate, sms e chiamate senza risposta. È proprio il rapporto tra i due ad essere al centro della questione. La Procura di Roma ha aperto l'inchiesta per veder chiaro sulle aziende intermediarie che hanno curato l'acquisto di 800mila mascherine dalla Cina per il valore di 1,25 miliardi di euro. Una commessa richiesta dalla struttura commissariale italiana. Secondo gli investigatori, le aziende avrebbero lucrato decine di milioni di euro. Tra gli indagati figurano Mario Benotti, Andrea Vincenzo Tommasi, ai vertici della società Sunsky srl, Antonella Appulo, Daniela Guarnieri, Jorge Edisson Solis San Andrea, Daniele Guidi, Georges Fares Khozouzam e Dayanna Andreina Solis Cedeno. I reati vanno dal traffico di influenze illecite al riciclaggio, passando per l'autoriciclaggio e ricettazione.

Comunque la posizione di Arcuri è stata archiviata dalla Procura in quanto "allo stato non vi è prova che gli atti della struttura commissariale siano stati compiuti dietro elargizione".

Commenti