Politica

Ai comunisti non piacciono gli abbracci

Ai comunisti non piacciono gli abbracci

Come politico ha fatto due legislature da deputato di Rifondazione comunista; come sindaco ha spalancato le porte di Milano ai centri sociali, agli immigrati e ai matrimoni gay; da avvocato ha difeso due icone della sinistra: la famiglia di Carlo Giuliani (il giovane galantuomo morto mentre cercava di spaccare la testa di un carabiniere con un estintore al G8 di Genova) e Carlo De Benedetti (l'editore di la Repubblica e non solo) nella causa contro Berlusconi. Ma tutto questo a Giuliano Pisapia non è bastato per mantenersi in purezza. È scivolato sulla più classica delle bucce di banana, come capita a noi non più giovani: un sorriso troppo smaccato e un abbraccio giudicato eccessivamente affettuoso nei confronti di una bella e giovane signora, che di nome fa Maria Elena Boschi.

Apriti cielo. I compagni fuoriusciti dal Pd che lo stavano incoronando leader della sinistra antirenziana (per intenderci i comunisti) hanno tirato il freno a mano. Fermi tutti: uno che abbraccia la Boschi (è successo sul palco della Festa dell'Unità, non in una alcova clandestina) non può essere il nostro capo. E su questo è in corso un «ampio e approfondito dibattito» in stile soviet con tanto di richieste al povero fedifrago di chiarimenti e scuse ufficiali.

Detto che, fuori di metafora e senza voler irritare la Boldrini con tesi maschiliste, la Boschi la vorrebbero abbracciare due terzi degli italiani di sinistra, centro e destra, e detto che per una volta nella vita il grigio Pisapia ha fatto qualcosa di umano e simpatico per cui invidiarlo, questa surreale polemica dimostra con che gente ha avuto a che fare il - in questo caso - povero Renzi. Vietato sorridere al nemico, anche se è una signora. L'odio al posto della galanteria, il disprezzo che deve farsi fisicità, la politica che deve diventare fatto personale. Questi sono pazzi pericolosi (lo sono sempre stati) oltre che di una stupidità che li copre di ridicolo.

Già che ci siamo, confesso a Paolo Berlusconi, mio editore, che anche io ho peccato, purtroppo non con la Boschi. L'altra sera sono stato appositamente a un dibattito per ascoltare Marco Carrai, che di Renzi è forse il più importante stratega, oltre che genio dell'informatica. Ne è valsa la pena, persona molto interessante e preparata. Alla fine gli ho stretto la mano. Non essendo né io né Paolo Berlusconi comunisti, sono certo che la cosa non avrà conseguenze. Perché noi, per fortuna, siamo fatti così.

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