Cronache

Albert Einstein, un'eclissi a conferma della relatività

Il 29 maggio 1919, esattamente 100 anni fa, veniva confermata la teoria della relatività di Albert Einstein attraverso un esperimento che spiega il comportamento dell’universo

Albert Einstein, un'eclissi a conferma della relatività

Prima del 29 maggio 1919 Albert Einstein non era uno scienziato famoso, ma nella sua mente (e su carta) esisteva già l’intuizione che l’avrebbe fatto diventare una specie di divo della scienza: la Teoria della Relatività Generale. In quel 29 maggio Einstein ricevette un telegramma di vitale importanza per questa intuizione. Come riporta Il Fatto Quotidiano, il genio commentò così la missiva di fronte a una sua studentessa: “Mi sarebbe dispiaciuto per il buon Dio, perché la teoria è corretta”. Cosa era accaduto? Torniamo indietro nel tempo. Nel 1916 Einstein pubblicò il suo capolavoro sulla teoria della relatività. All’epoca il mondo era stato trascinato nel vortice della Prima Guerra Mondiale e non era semplice reperire l’opera dello scienziato.

L’astrofisico britannico e direttore dell’Osservatorio di Cambridge Arthur Eddington riuscì ad accaparrarsene una copia facendola passare attraverso la neutrale Olanda e a studiare la Teoria. Eddington ne comprese il valore e, nonostante le difficoltà e i pericoli di quel momento storico, organizzò due spedizioni per verificarla: una nell’Isola di Principe (Golfo di Guinea), l’altra nella giungla amazzonica. Entrambe programmate proprio per il 29 maggio 1919. La data non poteva essere cambiata per niente al mondo. Quel giorno, infatti, vi sarebbe stata un’eclissi totale di Sole. Grazie a questo fenomeno sarebbe stato possibile osservare il cammino di alcune stelle troppo vicine all’astro per essere osservate in modo soddisfacente. Eddington scattò alcune foto la cui importanza è stata spiegata da Vincenzo Barone dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare: “L’esperimento permette di misurare lo spostamento apparente della posizione di alcune stelle, finalmente visibili intorno al disco solare oscurato”.

Il 6 novembre 1919 Eddington annunciò alla Royal Society di Londra che aveva analizzato gli scatti, concludendo che la Teoria di Einstein era corretta. Barone ne chiarisce il motivo: “Il confronto con la posizione delle stelle in un altro momento dell’anno, quando il Sole non si trova tra l’osservatore e le stelle stesse, consente di misurare una differenza piccolissima, pari a un millesimo del disco solare. È dovuta alla curvatura della luce delle stelle per effetto del Sole. E lo spostamento corrisponde esattamente alle previsioni di Einstein. Eddington ha il grande merito di fare da cassa di risonanza in tutto il mondo alle idee di Einstein. La conferma della misteriosa Relatività, che 100 anni fa solo in pochi capivano e che raccontava storie straordinarie sul mondo, il cielo e l’universo, è come un momento di liberazione dalla Grande Guerra appena conclusa. Un modo per voltare pagina e tornare a contemplare la bellezza della Natura”.

Dunque la Teoria di Einstein è racchiusa nelle dimensioni di spazio e tempo e dimostrabile attraverso la curvatura di queste e, di conseguenza, al tragitto modificato della luce.

Ancora oggi si fanno esperimenti sulla Relatività: La Stampa informa che nel 2020 l’Agenzia Spaziale Europea testerà i limiti di questa scoperta, utilizzando degli orologi atomici talmente precisi da sgarrare di un solo un secondo ogni 300 milioni di anni.

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