Cronache

Allarme ghiacciai, la Marmolada rischia di scomparire nel giro di 30 anni

Il timore per il futuro della celebre vetta delle Dolomiti è emerso da uno studio Cnr-Ismar: in soli dieci anni, infatti, il volume si è ridotto del 20%. E se la tendenza dovesse consolidarsi il ghiacciaio potrebbe sparire nel giro di poco

Allarme ghiacciai, la Marmolada rischia di scomparire nel giro di 30 anni

In soli dieci anni, il ghiacciaio della Marmolata, l'iconica vetta delle Dolomiti, ha ridotto il suo volume del 20%, mentre la diminuazione areale è stata del 22%. A rivelarlo è stato uno studio condotto da un team di ricercatori dell'Istituto di scienze marine del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ismar) delle Università di Genova e Trieste, dell'Università gallese di Aberystwyth e dell'Arpa Veneto, che ha messo a confronto due rilievi geofisici sul ghiacciaio effettuati nel 2004 e nel 2005. E ha analizzato l'allarmante situazione attuale.

Il futuro (incerto) dei ghiacci

Come si evince dagli studi pubblicati, se il tasso di riduzione dovesse continuare di pari passo come nel decennio analizzato, secondo i ricercatori, nel giro di 25 o 30 anni, il ghiacciaio potrebbe scomparire, lasciando il posto soltanto a piccole placche di ghiaccio e nevato, alimentate da valanghe e protette dall'ombra delle pareti rocciose più elevate, non più dotate di crepacci e di movimento.

Come appare il ghiacciaio

Il ghiacciaio, infatti, un tempo massa glaciale unica, adesso è frammentato e suddiviso in varie unità, dove in diversi punti affiorano masse rocciose sottostanti. In base a quanto emerso dagli studi, se la temperatura nei prossimi decenni dovesse aumentare a ritmo più accelerato, la previsione potrebbe essere addirittura sottostimata e la scomparsa del ghiacciaio potrebbe avvenire anche più rapidamente. E per i ricercatori, se anche la temperatura restasse così com'è, il destino della Marmolada apparrebbe, di fatto, come già segnato.

Cosa sta succedendo

I terreni carsici, come la Marmolada, infatti, sono irregolari e costituiti da dossi e da rilievi. Se il ghiacciaio fonde gradualmente, le aree in rilievo affiorano, diventando fonti di calore interne al ghiacciaio stesso. Che, in questo modo, inizia a "sciogliersi". "Questo aspetto, unito al cambio di albedo (la neve e il ghiaccio sono bianchi e riflettono molta radiazione solare, mentre la roccia più scura ne riflette di meno) sta ulteriormente minando la 'salute' della Marmolada, accelerandone la già forte e rapida fusione", ha spiegato Renato Colucci del Cnr-Ismar.

Lo studio

I risultati presi in esame sono contenuti nel report denominato "Recent evolution of Marmolada glacier (Dolomities, Italy) by means of ground and airborne GPR surveys", pubblicato su Remote Sensing of the Environment. Secondo quanto riportato da Colucci, il primo rilievo è stato acquisito utilizzando un "ground penetrating radar terreste", cioè una tecnologia non invasiva utilizzata in geofisica, basata sul segnale elettromagnetico riflesso e trasmesso dal terreno a seconda delle caratteristiche, creando sezioni dettagliate. Il secondo, invece, utilizzando alcuni dati raccolti in volo con GPR da elicottero.

"In questo modo", ha spiegato Colucci, "è stato possibile ricostruire due modelli 3D del ghiacciaio che hanno permesso di misurare con precisione non solo le caratteristiche interne e morfologiche, ma anche l'evoluzione recente nel corso del decennio, quantificato in termini volumetrici".

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