Cronache

Alta tensione nel Mediterraneo: Ong non vuole dare migranti alla Libia

L'Ong denuncia minacce con le armi per consegnare i migranti appena salvati. Si rifiuta e da ore naviga in attesa di indicazioni. Caso diplomatico

Alta tensione nel Mediterraneo: Ong non vuole dare migranti alla Libia

Si riaccende la tensione nel Mar Mediterraneo. Ancora una volta ad affrontarsi sono le Ong e la Guardia Costiera libica. L'ultimo episodio è avvenuto ieri, a 73 miglia dalle coste libiche. La nave della ong spagnola Proactiva Open Arms è stata cacciata dai militari di Tripoli che, sotto la minaccia delle armi, ha costretto l'equipaggio umanitario a consegnare tutti i migranti, comprese donne e bambini, appena salvati dalla Ong. Che si è opposta.

Il motivo è presto detto. Dopo gli accordi tra l'Italia e la Libia, il raggio d'azione della Guardia Costiera di Tripoli si è notevolmente allargato. E così le Organizzazioni non governative si trovano costrette (loro malgrado) ad sottostare agli ordini della Libia, che gestisce i salvataggi di fronte alle proprie coste (e non solo nelle acque territoriali).

Nel pomeriggio di ieri la nave di Proactiva era andata sul posto del naufragio dopo la richiesta di soccorso di tre imbarcazioni cariche di migranti. Una volta messi in acqua i Ribh, però, è arrivata la motovedetta libica che ha intimato alla Ong di consegnare i disperati per riportarli in Libia. I libici hanno preso uno dei tre barconi, Proactiva Open Arms il secondo mentre ci sarebbe stato un "corpo a corpo" per il terzo natante.

Adesso, come emerge dal profilo Facebook della Ong, la Proactiva Open Arms sta navigando "a vuoto" con 218 persone a bordo in attesa di ricevere istruzioni su dove sbarcare i migranti. "Per aver rifiutato di consegnare ai libici le persone salvate, come dice il protocollo europeo, al momento non ci assegnano un porto Europa", si legge nel profilo Fb della Ong.

L'equipaggio umanitario insomma ammette di aver "resistito" alle pressioni della Libia, nonostante i protocolli firmati dal governo italiano e il codice delle Ong sottoscritto anche da Open Arms.

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