Cronache

"Altro che Hollywood e #metoo, la libertà si conquista ogni giorno"

L'autrice francese e l'ultimo libro della ribellione femminile

"Altro che Hollywood e #metoo, la libertà si conquista ogni giorno"

Laetitia Colombani è attrice e regista. Nata a Bordeaux nel '76, ha lavorato con Audrey Tautou, Emmanuelle Béart e Catherine Deneuve. Poi questa francese affascinante e gentile ha deciso di occuparsi di un mondo molto diverso da quello del cinema, e ha scritto un romanzo, La treccia, che nel suo Paese è stato un bestseller (in Italia è pubblicato da Nord, pagg. 292, euro 16,90) e parla di tre donne, una giovane imprenditrice palermitana, un super avvocato canadese e una intoccabile dell'Uttar Pradesh. Tutte molto coraggiose, in modi diversi.

Perché ha scelto di raccontare queste donne normali?
«Ero ispirata dalle donne intorno a me: amiche, madri, donne di famiglia. Ogni giorno combattono su tutti i fronti».

Come le è venuto in mente di parlare di una dalit, Smita?
«La canadese è una donna molto potente, l'indiana è ai piedi della scala sociale. Gli intoccabili non hanno diritti: sono schiavi. Non nel Medioevo, oggi...».

Come ha lavorato alla storia?
«Ho fatto molte ricerche, visto documentari e sono stata in India. La situazione di queste donne mi ha sconvolto. Così ho pensato: il mio personaggio sarà una dalit, che combatte contro l'ordine costituito, per sua figlia. Smita è una scavenger».

Che cosa fa?
«Raccoglie gli escrementi degli altri, a mani nude, nelle latrine a cielo aperto. Un lavoro che fanno ancora migliaia di persone, perché non ci sono bagni. Si ammalano, muoiono giovani».

Smita riesce a mandare la figlia a scuola. Ma la bambina viene picchiata dal maestro.
«Ho visto la testimonianza di un ragazzo dalit: a scuola ogni mattina era costretto a spazzare l'aula davanti ai compagni. È una realtà violenta».

L'altro giorno in India una ragazza è stata stuprata e bruciata, e lo stesso è accaduto la settimana scorsa.
«Ho visto questa notizia. Nel romanzo racconto la storia, che purtroppo è vera, di una donna dalit che aveva cercato di fuggire in città per studiare: è stata stuprata da otto uomini per due giorni interi, non riusciva neanche più a camminare. La famiglia, sconvolta, si era rivolta ai saggi del villaggio».

Risposta?
«Accettate qualche soldo e state zitti. Loro si sono rifiutati e sono stati esclusi».

Donne come Smita sono le vere eroine della ribellione femminile?
«Sì, sono vere eroine. Io volevo tre donne della vita quotidiana: quelle che non hanno nomi, che non sono celebrate, ma sono davvero coraggiose. Vengo da tutto un altro mondo, ma mi sento molto vicina a Smita».

In che senso?
«Non sa né leggere né scrivere, raccoglie escrementi, eppure ha il coraggio di fuggire, per dare a sua figlia una vita migliore. Non per sé, per la figlia».

Lei appunto vive in un altro mondo, quello del cinema, dove molto si parla di ribellione femminile. Crede che invece queste donne siano le vere ribelli?
«Sì, perché hanno a che fare con questioni di vita e di morte. Smita deve attraversare l'India da sola con la figlia, senza soldi, senza aiuti, rischiando di essere stuprate, torturate, uccise...»

Ma che cosa pensa del movimento #metoo?
«Quello che descrive è andato avanti per secoli, finalmente abbiamo detto: basta, non lo accettiamo più. Però io non sono tanto da social. Ho letto molte interviste su Weinstein, ma ci sono state poche denunce. Credo di più alla giustizia dei tribunali che a quella dei media».

Il libro ha un legame con il movimento?
«No, l'ho scritto due anni prima. Viaggio molto e sono consapevole di quanti privilegi abbiamo in Francia e in Occidente: in certi Paesi la situazione è terribile, e volevo denunciare tutta questa violenza, questi abusi».

Chi è Phoolan Devi, la bambola della figlia di Smita?
«Era una dalit e fu promessa in sposa a 11 anni. Si rifiutò, fu stuprata, divenne una bandita, finì in carcere. È diventata un simbolo. Combatteva anche le violenze dei latifondisti contro le donne delle caste inferiori, che lavorano la terra.

Si è creato un movimento dietro di lei, è stata eletta in Parlamento, ma poi è stata uccisa da tre uomini».

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