Cronache

Anni di abusi su 15enne: patrigno incastrato dalle prove "scientifiche"

La ragazzina aveva sporto denuncia già due anni fa, ma non era stata creduta. Poi è riuscita a raccogliere alcune prove per incastrare il patrigno

Anni di abusi su 15enne: patrigno incastrato dalle prove "scientifiche"

Si trova in carcere a Bergamo con l'accusa di violenza sessuale ai danni della figlia 15enne della sua compagna: a incastrarlo le prove "scientifiche" fornite dalla stessa vittima.

Gli abusi

La ragazzina, in passato, aveva già raccontato alla madre di aver subito abusi dal patrigno. La donna non le aveva creduto, ma era stata sporta denuncia contro l'uomo. Come spiega il Giorno, il pm aveva sottoposto la giovane all'esame di una consulente esperta del settore, ma il suo racconto era stato ritenuto poco credibile. Con l'archiviazione del caso, anche le violenze sembravano finite.

Ma dopo due anni l'incubo si è ripresentato. La ragazzina sperava di poter dimenticare tutto, ma un giorno, all'improvviso, il patrigno è tornato all'attacco. Lo scorso giugno, mentre si trovava in casa con l'uomo e la sorellastra (figlia della mamma e del patrigno della 15enne) la giovane è tornata ad essere vittima degli abusi del 41enne. Secondo le prime ricostruzioni degli investigatori, l'uomo avrebbe iniziato a fare pressioni sulla 15enne diventando man mano sempre più insistente e pretendendo che la ragazzina si spogliasse davanti a lui. Nel frattempo, la sorellina giocava in casa indisturbata.

Il piano della giovane

La 15enne, che tra le mani teneva un iPad, ha agito con sangue freddo e ha messo in atto un piano per incastrare una volta per tutte il patrigno. Mentre l'uomo continuava con le avances a sfondo sessuale, lei ha iniziato a fare alcuni scatti per immortalare il comportamento dell'uomo. Poi l'aggressione, documentata.

Dopo le violenze, la giovane è scappata in bagno dove con dei bastoncini cotonati ha raccolto le prove dell'abuso. Nel suo piano mancava solo un tassello: sporgere denuncia. E così, senza lasciare niente al caso, ha inventato una scusa per farsi accompagnare da un'amica. Da lì, la corsa in caserma. Davanti ai carabinieri la ragazzina ha raccontato di tutte quelle violenze che aveva subito e che aveveva già cercato di portare alla luce.

A loro volta i militari hanno deciso di mettere in atto un piano: non potevano far tornare la 15enne a casa e in qualche modo dovevano giustificare la sua assenza. Così è stato concordato un ricovero in ospedale di alcuni giorni per un malore improvviso. La ragazzina intanto ha raccontato alla madre cosa era successo, ma la donna, ancora una volta non ha creduto subito alla figlia.

Un colpo di scena

Nel frattempo le indagini sono andate avanti. E qui si assiste ad un altro colpo di scena: mentre veniva chiesto l'arresto dell'uomo, il gip ha ritenuto che non sussistessero gli elementi e che il racconto della ragazzina fosse stato in qualche modo macchinato. Si è quindi arrivati al Riesame. Poi, in Appello (e in Cassazione) la storia della giovane è stata ritenuta credibile: il 41enne è stato portato in carcere, le tre donne in una comunità protetta.

L'incubo era finito.

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