Cronache

Apple e Facebook alle lavoratrici: congelate degli ovuli

In Silicon Valley sono sempre più le aziende che pagano la procedura: una maggiore attenzione per le donne o un modo per ritardarne la maternità per aumentare la produttività? 

Apple e Facebook alle lavoratrici: congelate degli ovuli

Conciliare carriera e famiglia non è cosa semplice: impossibile negare che ancora oggi la cura dei figli grava ancora in larga parte sulle donne e che per molti datori di lavoro la maternità può essere un problema. 

Ma perché privarsi di una persona di talento solo perché potrebbe aver intenzione di avere figli? È questo probabilmente il ragionamento dietro un fenomeno in crescita in Silicon Valley: molte aziende hanno iniziato a pagare alle proprie dipendenti i costi legati al congelamento degli ovuli per consentire loro di posticipare il momento in cui avere figli e concentrarsi meglio sul proprio lavoro. 

Una scelta fatta anche dai colossi dell'informatica, come Apple (che ha preso questa decisione già da gennaio) o Facebook, che è disposta a spendere fino a 20mila dollari per lavoratrici. Un'iniziativa che ha tra i promotori proprio una manager, Sheryl Sandberg, direttrice operativa del social network e autrice del libro "Lean in" (Facciamoci avanti). Si tratta in realtà solo dell'ultimo dei benefit concessi dalle aziende per sostenere il benessere e la famiglia dei propri dipendenti. La società di Mark Zuckerberg ad esempio dona 4mila dollari a neo mamme e papà. 

Il congelamento degli ovuli, tra l'altro, è una procedura non proprio alla portata di tutti: solo il prelievo degli ovociti costa almeno 10mila dollari, a cui vanno aggiunti oltre 500 dollari all'anno per la loro conservazione. Eppure è una pratica molto utilizzata negli Usa: a New York e San Francisco nell'ultimo anno è raddoppiato il numero di chi vi ricorre e un recente sondaggio della rivista "Fertility and Sterility" rivela che le donne che decidono di conservare i propri ovuli sente così di avere un maggiore potere nella propria vita nonostante il cosiddetto "orologio biologico". 

Ma non sono mancate le critiche di chi crede che le aziende non vogliano affatto agevolare la vita alle proprie dipendenti, ma spingerle a rimandare il più possibile la maternità in modo da migliorare la produttività generale. 

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