Cronache

Arancia meccanica a Roma: in sette pestano un 70enne

Armati di attrezzi trovati in casa, un piccone, spranghe e chiavi inglesi, i sette dell'Est Europa si sono accaniti, infierendo senza pietà, sull'uomo

Arancia meccanica a Roma: in sette pestano un 70enne

Massacrato di botte, insultato e rapinato davanti al nipotino. Terrore a Roma: avrebbero le contate i sette criminali quasi certamente dell’Est, che all’alba di domenica hanno picchiato selvaggiamente Gino Lozzi, il custode settantenne di una scuola in via Flavio Andò, Arturo Toscanini, alla periferia nord della capitale. Le condizioni del poveretto, trasportato dal 118 in codice rosso all’ospedale Sandro Pertini, restano gravi mentre gli agenti del commissariato Fidene, assieme agli uomini della squadra mobile, sarebbero sulle tracce dei delinquenti. Testimoni del pestaggio la moglie malata dell’uomo, il figlio Urbano di 44 anni, e il nipotino di sei anni, svegliati di soprassalto dalle urla della banda.

"Dacci tutto quello che hai sennò ti ammazziamo", le parole dei delinquenti quando Lozzi cerca di opporre resistenza. Armati di attrezzi trovati in casa, un piccone, spranghe e chiavi inglesi, i sette si accaniscono, infierendo senza pietà, sul custode fino a quando non si fanno consegnare soldi, oggetti di valore e i gioielli di famiglia. Un bottino non certo ricco e che non giustifica, comunque, tanta ferocia. Da un primo bollettino medico il paziente avrebbe fratture multiple al femore e alle costole (una gli avrebbe perforato un polmone), oltre a ecchimosi varie in tutto il corpo. Secondo una prima ricostruzione della polizia il gruppo di malviventi si sarebbe introdotto in casa forzando gli infissi di una finestra. Una volta all’interno si sarebbe scagliato contro il capo famiglia per farsi consegnare denaro e preziosi. I rapinatori, inoltre, avrebbero sottratto un pc portatile e due telefoni cellulari: mossa questa che potrebbe rivelarsi fatale allo stesso gruppo criminale. Uno dei due telefoni, difatti, sarebbe stato già recuperato in un campo rom della zona. Agguantato il bottino, i sette hanno abbandonato la vittima, sanguinante, a terra.

"Mi dicevano di stare zitto - racconta ai poliziotti il figlio della vittima - altrimenti avrebbero ucciso anche me. Uno mi teneva bloccato con un piccone e una torcia puntata in faccia. "Italiani tutti bastardi" le loro parole". Una scena da Arancia Meccanica: mentre Urbano cerca di proteggere il figlioletto, il padre, in un’altra stanza, viene picchiato per decine di minuti. “Gridava, fino a quando non l’ho più sentito. Credevo davvero l’avessero ammazzato”. Tutti giovanissimi, secondo il racconto dei testimoni, e a volto scoperto. Una vicenda drammatica che ricorda, purtroppo, analoghe storie di violenza accadute nei mesi scorsi non solo a Roma ma nel resto del Paese. Tanto che alla notizia è seguito in poche ore l’intervento dell’eurodeputato della Lega Nord Mario Borghezio: "È l'ennesima conferma che per taluni esponenti di etnia rom serve un controllo più accurato. Bisogna metter fine al clima di protezione buonista perpetrato da certo organi di stampa e giudiziari". "Tra campi rom, degrado e centri d’accoglienza - conclude Borghezio - alcuni italiani si sentono assediati nei propri quartieri. È una questione che va affrontata in modo serio e determinato, senza l’ipocrisia buonista che troppo spesso circonda questo tipo di episodi. Noi saremo sempre in prima linea pronti a difendere la nostra gente".

Intanto al vaglio degli investigatori ogni tipo di traccia lasciata dalle “belve”, comprese eventuali immagini registrate dalle telecamere della zona.

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