Cronache

Dice in tv che prende 6 euro l'ora. E l'archeologo viene licenziato

Un giovane archeologo è stato licenziato in tronco per aver detto in televisione di guadagnare 6 euro l’ora. La sua denuncia su Twitter

Dice in tv che prende 6 euro l'ora. E l'archeologo viene licenziato

Niccolò Daviddi, giovane archeologo romano di 32 anni, sarebbe stato licenziato in tronco per aver detto in televisione di guadagnare solo 6 euro netti l’ora. Questo è quanto ha denunciato il ragazzo in uno sfogo affidato al web. Ma andiamo per ordine.

Cosa è successo dopo l'intervista

Daviddi era stato intervistato ad ‘Agorà Estate’, la trasmissione in onda su Rai3, dove, oltre ad aver raccontato il suo lavoro di archeologo, aveva anche confidato l’ammontare netto della sua paga. Alla telecamera aveva spiegato che il suo lavoro consiste nel tutelare i beni archeologici che possono essere rinvenuti durante i lavori di edilizia stradale. Aveva poi precisato che, lavorando come partita Iva, non ha quindi alcun bonus del lavoro autonomo, ma ha invece tutti i malus della partita Iva. Ovvero, nessun tfr, niente ferie pagate, non ha malattia e non può accedere agli ammortizzatori sociali. Il servizio era incentrato sui tantissimi lavoratori di musei e siti archeologici sparsi in Italia che sono costretti a lavorare con uno stipendio bassissimo e senza alcuna tutela.

Lo sfogo su Twitter

Poche ore dopo la messa in onda dell’intervista il ragazzo è stato praticamente licenziato dalla cooperativa per cui fino a poco prima lavorava. A denunciare quanto accaduto è stato lui stesso attraverso un lungo post su Twitter: "Ciao ragazzi, sono Niccolò, l’archeologo che appare nel servizio di @RaiTre andato in onda mercoledì scorso. Volevo dirvi che sono stato licenziato. Cioè, naturalmente non licenziato in senso tecnico: dato che lavoro a partita IVA, neppure quell’onore posso permettermi. Ma ieri sera, poche ore dopo che il video del servizio era stato condiviso in un grosso gruppo FB di archeologi, sono stato rimosso (senza alcuna comunicazione) dalla chat whatsapp in cui la cooperativa assegnava le commissioni per i vari cantieri. Quindi ho perso il lavoro. Mi sembra giusto raccontarlo, perché è segno di dove siamo adesso: siamo ricattabili e ricattati".

Il giovane archeologo ha poi continuato precisando: "Non avevo raccontato nulla su quella cooperativa, avevo parlato di un sistema che non va: compensi orari medi intorno ai 6€/h, obbligo di aprire la partita IVA per lavorare... lavoro da libero professionista che in realtà si configura come lavoro para-dipendente senza diritti. Una cosa che qualsiasi archeologo romano, ma vorrei dire italiano, sa”.

Niccolò ha poi concluso il suo sfogo con una riflessione amara, spiegando che “si può sapere, si può fare, ma non si può dire”.

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