Cronache

Arsi vivi in una busta: il terribile destino dei cuccioli

Macabro ritrovamento a Eboli, nel salernitano. L'intervento dei pompieri riesce a salvarne uno. La rabbia dei volontari: "Leggi severe e zero omertà"

Arsi vivi in una busta: il terribile destino dei cuccioli

Orrore a Marina di Eboli, in provincia di Salerno: cinque cuccioli sono stati chiusi in una busta di plastica e poi dati alle fiamme, la denuncia dei volontari: “Quando la legge punirà severamente questi criminali?”.

Il macabro ritrovamento è stato fatto nella tarda mattinata di ieri. Alcuni cittadini avevano notato, nella fascia pinetata a ridosso della spiaggia, proveniva del fumo e si sentivano dei lamenti strazianti. Hanno subito allertato i vigili del fuoco che immediatamente si sono recati sul posto della segnalazione. Qui, dopo aver domato il piccolo incendio, hanno fatto la scioccante scoperta: nelle fiamme erano stati arsi vivi cinque cagnolini. Il loro intervento era riuscito a salvare la vita solo a uno di loro (che comunque ha riportato danni gravissimi, dalle ustioni fino all’intossicazione da fumo) e alla madre dei cuccioli. Per gli altri non c’è stato verso di salvarli dal loro atroce destino.

L’episodio non è passato inosservato, anzi. Ha immediatamente scatenato un’ondata di commozione e di indignazione sui social dove i volontari della Lega del Cane di Salerno hanno postato le foto dei poveri cagnolini oggetto della violenza. E hanno espresso tutto il loro dolore e la loro rabbia in una denuncia affidata a Facebook: “Sono stati arsi vivi dei cuccioli di pochi mesi, solo la mamma (in visibile stato di shock) ed un cucciolo (che ha riportato ferite gravi), si sono salvati. Siamo scioccati anche noi. Perché tutta questa violenza nei confronti di poveri cuccioli indifesi? Possibile che nessuno ha visto nulla? Può definirsi "umano" chi ha fatto questo? Quando le leggi cominceranno a punire questi criminali come si deve? Chi è crudele con gli animali non può non esseerlo anche nei confronti degli esseri umani.

Vogliamo leggi più severe e zero omertà”.

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